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CARLO LEVI - IL VOLTO DEL NOVECENTO
CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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Scipione
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Scipione Asso di spade (la Fattura),
Scipione
SCIPIONE ASSO DI SPADE (LA FATTURA),
1929 Dimensioni: cm.50x62 Tecnica: olio su tavola Collezione: collezione privata Il dipinto è dell'autunno 1929 e fa parte di una straordinaria serie di nature morte in cui si avverte sempre la possibilità di una lettura simbolica e narrativa. La chiave ci viene indicata in parte da un interessante scritto di Leonardo Sinisgalli: "Sono quadri: L'asso di spade, La piovra, La natura morta con tubino, Gli uccelli morti, I fichi spaccati, Le sogliole con moneta, nati da una chiara intenzione di giuoco. (La Piovra fu dipinta in omaggio ai giovani amici e aveva un titolo lungo nel gusto di certe tavole di Bifur e di alcuni romanzi feuilleton che i surrealisti misero di moda: Pierina è arrivata in una grande città, la Natura morta con tubino, è un commento a Charlot)" . Il titolo Fattura non compare nella prima esposizione, alla Sindacale del 1930, ma rimane vivo nella tradizione orale e nelle testimonianze degli amici. In particolare, si tratta di una fattura "per separare", come indicano la spada e il pugnale, le teste e le penne tagliate. Il tavolo rosso è quello su cui si dipanano spesso le storie Scipionesche, dagli Uccelli morti, alla Piovra, ai Fichi spaccati, "quadri che - ricorda ancora Sinisgalli - Scipione dipingeva con una materia che egli chiamava 'la mia droga'. Le mani gli sudavano in quei momenti di furia creativa, dilatava gli occhi e le narici, ansimava forte".
Scipione  Apocalisse (Il sesto sugello),
Scipione
SCIPIONE APOCALISSE (IL SESTO SUGELLO),
1930 Dimensioni: 65 x 78 cm Tecnica: Olio su tavola, Collezione: Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna. Il corpo e la sua carica espressiva sono al centro del lavoro di Scipione dagli esordi, quando dipinge la Leda, fino alle ultime opere dedicate all'Apocalisse e ad altri temi tratti dall'Antico Testamento. La Cortigiana romana, il Profeta in vista di Gerusalemme, il quadro noto come Le tentazioni di Eva, sono tutti dipinti più o meno direttamente collegati alla lettura dell' Apocalisse di San Giovanni. In questo caso è Scipione stesso a indicarci il passo preciso, intitolando Il sesto suggello un disegno pubblicato su "L'Italia Letteraria" del 6 novembre 1930. Il brano va riletto per comprendere meglio il rapporto tra Scipione e le sue fonti letterarie. "Apertura del sesto sigillo: terremoto e cenni del finimondo. E vidi quando l'Agnello aprì il sesto sigillo, e venne un gran terremoto. Il sole diventò nero come un sacco di crine e tutta quanta la luna diventò come sangue; le stelle del cielo caddero sulla terra, come un fico lascia cadere i suoi frutti acerbi, quando è scosso da vento impetuoso. Il cielo si ritirò come un rotolo che si ravvolge; tutte le montagne e tutte le isole vennero rimosse dal loro posto. E i re della terra, e i grandi, e i tribuni, e i ricchi e i potenti, e tutti quanti servi e liberi, si nascosero nelle caverne o tra le rocce delle montagne. E dicevano ai monti e ai massi: 'Cadeteci addosso, nascondeteci dalla faccia di Dio che è assiso sul trono e dall'ira dell'Agnello; perché è venuto, il gran giorno della loro ira, e chi potrà sostenersi?' Attesa del settimo sigillo: I servi di Dio segnati in fronte. - Dopo queste cose vidi quattro Angeli, in piedi ai quattro angoli della terra, che trattenevano i quattro venti della terra, affinché non soffiasse vento né sulla terra, né sul mare, né sopra nessun albero. Poi vidi un altro Angelo che saliva da oriente e portava il sigillo del Dio vivente, e si mise a gridare con gran voce ai quattro Angeli a cui era ordinato di danneggiare la terra e il mare dicendo: 'Non danneggiate né il mare, né le piante, finché non abbiamo segnato sulle loro fronti i servi del nostro Dio.
Scipione Ritratto del Cardinal Vannutelli ( il Cardinal Decano),
Scipione
SCIPIONE RITRATTO DEL CARDINAL VANNUTELLI ( IL CARDINAL DECANO),
1930 Dimensioni: cm.133,7 x117,3 Tecnica: olio su tavola Collezione: Roma, Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea "Era più vecchio per età, il più anziano per grado-quarantun anni di porpora - il primo dei vescovi, il più antico dei diplomatici della Santa Sede, che al tempo di Pio IX era già sottosegretario di Stato. (...) Quella del controllo su se stesso fu una qualità sviluppata in modo formidabile, eppure circolavano spesso, a lui attribuiti, motti di spirito, anzi giudizi, esplicite deplorazioni (...) . Viceversa, come dicevamo, la sua conversazione, preceduta da un ampio gestire di mani, come a voler significare la grande gioia dell’incontro in un frequente dare di ‘tu’ sfuggito nell’esposizione del discorso,sfiorava argomenti vari importanti e delicati, senza però il più piccolo apporto di ‘nuovo’, senza il più lontano accenno a una manifestazione reale del suo pensiero" . (Dal necrologio apparso su "Il Giornale d’Italia", Roma 10 luglio 1930)
Scipione  La piovra
Scipione
SCIPIONE LA PIOVRA
Scipione Il ponte degli angeli,
Scipione
SCIPIONE IL PONTE DEGLI ANGELI,
1930 Dimensioni: cm.82x100 Tecnica: olio su tavola Collezione: Collezione privata "Un torbido furore e un'agonia: Roma nei giorni della tarda estate, nello stillicidio di settembre, dentro le fasce di un'afa sciroccata, può esprimere un sentimento che prostra, consuma. In alcuni può determinare rabbia, rivolta, in altri una dolente incertezza, un'atonia affamata di rapporti. Parlo di settembre poiché è un mese in cui il tempo pare sospendersi, frenarsi per una intossicazione da cui niente potrà liberarlo. Si spera in una improvvisa ventata di tramontana. Non arriverà mai. Quel clima, quel paesaggio hanno trovato modo di esprimersi nell'arte. Anzi, se sono qualcosa, lo sono proprio perché un segno d'arte si è investito della loro sostanza aleatoria, ne ha curvato il palpito stranito in una forma. L'apocalisse che sia Scipione sia Mafai dipingono, con una pennellata all'apparenza indebolita, interrogativa e disperata, è intrisa di quella passione agonica dell'esistenza che Roma esala. Ma questa esalazione, così locale, addirittura gergale, diventa indizio di una tragedia del secolo:la non vita che si rovescia in ansioso bisogno di certezza, un vortice di fuoco che risucchia il nulla quotidiano."
Scipione Meticcia
Scipione
SCIPIONE METICCIA
   

Il padre Serafino è capitano d'amministrazione presso il Distretto Militare, la madre Emma Wulderk discende da una famiglia tedesca ma è da molti anni in Italia. Scipione è l'ultimo di sei fratelli. La famiglia si trasferisce a Roma nel l919, andando ad abitare in via Caio Mario 8. Il giovane Scipione si dedica soprattutto all'attività sportiva, ottenendo dei buoni risultati, ma molto presto in seguito a una polmonite, contrae la tubercolosi che condizionerà tutta la sua vita a venire. L'inizio dell'attività artistica si colloca intorno al 1924. Le prime opere sono caricature realizzate per puro divertimento, poi avviene l'incontro con Mario Mafai che lo spinge a frequentare la Scuola libera del nudo dell'Accademia di Belle Arti. Il loro maestro è Antonino Calcagnadoro. Dai ricordi di Mafai appaiono molto importanti per la formazione anche gli studi compiuti nella Biblioteca di Storia dell'Arte di Palazzo Venezia. Oltre a studiare, Scipione e Mafai tentano di guadagnare qualcosa vendendo quadretti commerciali e cartelloni pubblicitari (firmandosi con la sigla "Bomaf").
Nel 1925 entra in scena anche Antonietta Raphaël, proveniente dalla Lituania e da una avventurosa giovinezza trascorsa a Londra e a Parigi. La sua pittura, libera da vincoli accademici, sarà molto importante per il giovane Scipione . L'esordio come pittore si può collocare nell'ambito della Biennale romana del 1925. Pur non registrati nel catalogo dell’esposizione, due piccoli quadri di Scipione e Mafai vengono inseriti di "straforo" da Oppo (la testimonianza è di F. Di Cocco). Oltre che con gli artisti finora nominati Scipione è in contatto in questo periodo con il pittore catanese Mario Mimì Lazzaro, con Virgilio Guidi (che ammira molto) con Ferruccio Ferrazzi e con Renato Marino Mazzacurati, giunto da poco a Roma. Dai carteggi con Lazzaro e Mazzacurati, Scipione appare molto attento e informato sulle vicende culturali del momento. Segue appassionatamente la polemica tra Strapaese e Stracittà, insieme con Lazzaro e con Mafai tenta di avviare la pubblicazione di un foglio culturale dal titolo"Il Fondaco", che uscirà in due numeri nel 1928. I suoi entusiasmi giovanili sono tuttavia ostacolati dalla malattia che lo costringe a trascorrere lunghi periodi in sanatorio.
Nel gennaio del 1929 si apre a Palazzo Doria una collettiva in cui Scipione espone accanto a Aldo Bandinelli, Gisberto Ceracchini, Francesco Di Cocco, Enzo Frateili, Mario Mafai, Andrea Spadini. L'opera esposta ,"Contemplazione", mostra una adesione ad un gusto "primitivo" che comincia ad attecchire a Roma proprio grazie al successo del pittore-contadino Gisberto Ceracchini. Nei mesi seguenti espone alla "Prima Sindacale" e in una collettiva presso la "Casa d'arte Bragaglia", la sua pittura sta ancora cercando una strada, e appare incerta tra il primitivismo e la plasticità novecentesca. Il momento in cui la sua vena fantastica e visionaria trova finalmente un piano formale adeguato può collocarsi cronologicamente in un momento molto preciso, l'autunno del 1929. La pittura si rinnova sul piano materico e iconografico, inizia a funzionare lo stretto legame con le esperienze letterarie. Il periodo fino alla primavera del 1931 è intensissimo. In poco più di un anno Scipione dipinge i suoi capolavori, dal "Risveglio della Bionda Sirena" al "Ritratto del Cardinale Decano", alla serie delle nature morte e delle vedute romane. Espone alle mostre sindacali (1929 e 1930) alla Biennale di Venezia (1930) alla Prima quadriennale (1931) nel novembre 1930 tiene una personale con Mafai alla Galleria di Roma di P.M.Bardi. Collabora con disegni e caricature all’ "Italia letteraria" (grazie alla profonda amicizia con Enrico Falqui), immagina copertine di libri, fonda insieme a Mazzacurati una rivista dal titolo battagliero, " Fronte", che esce in due soli numeri nel 1931. Dal 1931 inizia il calvario delle cure e l'inutile peregrinazione per i sanatori. La sua estrema stagione pittorica, pur
anticipando una certa tendenza allo schiarirsi dei toni, propria della "Scuola romana" negli anni Trenta, mostra in modo evidente il dramma della sua situazione personale




 
 
 

 


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