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20
2024
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Cremona Tranquillo  Le curiose Orto a Castiglioncello Antoine Bourdelle, Hercules the Archer, papa Clemente XIII, Rezzonico.Genere: Miller Jean-Baptiste Camille  La lavandaia Gelati veduta di firenze BRUZZI STEFANO l'ORA DEL PRANZO Morren George Signora che si mette il cappello, Knight Laura Bernard  Emile BRETONNES AU GOEMON
 
Nuova mostra


CARLO LEVI - IL VOLTO DEL NOVECENTO
CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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Chromy Anna Il canto di Orfreo
SCULTURA » Scultori

 
   
FOTO PRESENTI 8
 
Chromy Anna   Metamorfosi di Euridice
Chromy Anna Il canto di Orfreo
CHROMY ANNA METAMORFOSI DI EURIDICE
Chromy anna   Ulisse
Chromy Anna Il canto di Orfreo
CHROMY ANNA ULISSE
ANNA CHROMY Ulisse 2000, Bronzo, cm 180 h Odysseus, l'eroe più famoso dell'antichità classica omerica, simbolo sino ai nostri giorni, dell'uomo affamato di conoscenza che mai si arrende dinnanzi all'ignoto. Figlio di Laerte e di Anticlea, allevato dal sapiente centauro Chitone, diventato re d'itaca, sposa la fedelissima Penelope. Lo distinguono la grande scaltrezza e il coraggio, il desiderio d'avventura, l'arte diplomatica della mediazione, ma anche soprattutto la brama di comprendere i vizi e le umane virtù. Agamennone lo persuade a partecipare alla guerra di Troia , in cui si segnala per il valore e soprattutto per la grande astuzia. A lui si deve la frode del cavallo di legno. Dopo la distruzione della città, inviso al dio Nettuno, impiega, per tornare a casa, ben oltre dieci anni di strabilianti peregrinazioni per il Mediterraneo. Il suo ritorno in patria, narrato nell'Odissea, racconti fra i più avventurosi dell'antichità, diverrà il paradigma di ogni narrazione romanzesca sino all'Ulisse di Joyce. Quello che Anna Chromy ci ha modellato, come lucidamente risponde alla nostra inquietudine postmoderna. Eccolo, col bel corpo di giovane nocchiero danzatore. Quante volte ha già fatto naufragio? Eppure ancora non si arrende dinnanzi a una sorte ostile. Lotta controvento. Anche se la violenza dei mare lo solleva e quasi sembra che voli. Aggrappato alla ruota del timone che invece vorrebbe domare. Con il piede sinistro come unico punto d'appoggio sulla barra che oscilla. Trova un'eleganza dell'essere persine nella tempesta. Una ruvida benda l'avvolge: ha la testa fasciata. Concentrato su di sé, s'interroga sul suo destino. Cerca cardini fissi che ha smarrito ed è la volta di un firmamento intcriore che ora deve tornare ad orientarlo. E' l'Odisseo di domani, questo che qui scaturisce dalla sensibilità visionaria di Anna Chromy. Sperimenta l'ignoto che è dentro di sé per scoprirvi una nuova misura di bellezza.
Chromy Anna Monaco danzatore
Chromy Anna Il canto di Orfreo
CHROMY ANNA MONACO DANZATORE
ANNA CHROMY La danza dei figli dì Crono 2001, bronzo, cm 175 h Monaco danzatore 2001, bronzo, cm 170h II più giovane dei Titani, figlio di Urano e di Gea, con una talee ferisce gravemente il padre che tiene prigionieri i figli per paura di perdere la signoria dell'universo, sostituendosi a lui nel dominio del mondo. Ma, in seguito anch'egli si distingue per la sua crudeltà. Sposa la dolcissima Gea, madre fertile che gli genera molti splendidi figli: Hestia, Demetra, Era, Posesidone e Zeus. E quando gli viene predetto che un figlio lo avrebbe scacciato dal Trono, accecato dal timore, divora tutti figli. La madre riesce a salvare soltanto il piccolo Zeus, il quale cresciuto, scontigge, a sua volta, il padre, obbligandolo a risputare suoi fratelli e intine a lasciargli il suo trono sugli uomini e sugli dei. Anna Chromy riconsidera quanto persista la tirannide di Crono. A nessuno è dato, infatti, di sfuggire al compiersi del tempo dentro di noi. Ma il senso della nostra sorte sempre si gioca nel modo con cui sappiamo rispondere al suo enigma inevitabile. Quello, qui scelto da Anna Chromy, per esprimere il trapasso di un giorno o la fine di una vita, si estema nelle forme di una danza rituale. Poiché soltanto danzando, ci si svuota del peso quotidiano di esistere. E' il corpo allora ad imprimere il ritmo del suo rappresentarsi danzando al tempo che lo attraversa. Un corpo che si libra nell'aria sino a perdere ogni consistenza reale. Gli restano soltanto queste gambe che ballano, queste braccia che invocano, o esultano, o gridano la loro libertà. Pieno e vuoto si scambiano, entrambi inafferrabili, in una scultura il cui pathos prorompe da sentimenti cosi conflittuali e profondi. Capita dunque che Anna Chromy li attinga dai personaggi del melodramma a cui spesso si ispira, trasfigurandoli in visionari emblemi della nostra condizione umana. Ed ecco allora levarsi la preghiera di questi monaci danzatori le cui vesti s'agitano nel bronzo come gusci di tante anime trepidanti e travagliate.
Chromy Anna   Commendatore
Chromy Anna Il canto di Orfreo
CHROMY ANNA COMMENDATORE
Chromy Anna   Masetto
Chromy Anna Il canto di Orfreo
CHROMY ANNA MASETTO
Chromy Anna
Chromy Anna Il canto di Orfreo
CHROMY ANNA
Chromy Anna Danubio
Chromy Anna Il canto di Orfreo
CHROMY ANNA DANUBIO
Chromy Anna  Moldava
Chromy Anna Il canto di Orfreo
CHROMY ANNA MOLDAVA
   
Perdita, pietà, poesia: ecco dunque le tre realtà spirituali determinanti l'intera scommessa creativa d'Anna Chromy. Non soltanto ne avvalorano il senso, ma si pongono come la rivelazione d'un potenziale che seppur negato e sempre minacciato dalle circostanze, si afferma al nostro sguardo comunque credibile nel fulgore della sua pienezza. Tre parole che curiosamente tutte iniziano con una "p". Ma, circostanza ancor più singolare e non certamente dovuta al caso, anche le tre città che più l'hanno segnata in questa sua graduale ricerca di bellezza portano lo stesso sigillo nei loro nomi: Praga, la magica e perduta che indelebilmente ha stregato la sua prima infanzia; Pietrasanta, che col suo fervore operoso le ha insegnato a misurarsi con i limiti della materia e dunque a perfezionare lo strumento del suo canto scolpito, Parigi che l'ha formata con i fermenti della sua giovinezza. Luoghi delle sue genesi estetiche di cui più forti sente scorrere le linfe. Luoghi necessari alla nostra speranza, poiché - come afferma lo scrittore Vaclav Havel - ciò che vale per la speranza non può non dirsi anche per la stessa poesia: "Sento che le sue radici più profonde sono nel trascendente, come sono le radici della responsabilità umana.. .Non è la convinzione che qualcosa finirà bene, ma la certezza che qualcosa ha senso, indipendentemente da come finirà". Giuseppe Cordoni



Il 2 Giugno  inaugurazione alle ore 18 della  mostra di Anna Chromy " Le son du bronze" a Parigi  Place Vendome , che proseguirà fino al-24 Agosto 2005 per contatti :info@annachromy.it




 
 
 

 


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