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CARLO LEVI - IL VOLTO DEL NOVECENTO
CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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FOTO PRESENTI 6
 
Alberto Pasini In attesa di ordini  (Portale Arabo) 1878
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ALBERTO PASINI IN ATTESA DI ORDINI (PORTALE ARABO) 1878
Cesare Saccaggi, la Regina Semiramide,
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CESARE SACCAGGI, LA REGINA SEMIRAMIDE,
Carlo Bossoli,1851 tempera su carta 15x23
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CARLO BOSSOLI,1851 TEMPERA SU CARTA 15X23
Mosè bianchi Le schiave del piacere,
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MOSè BIANCHI LE SCHIAVE DEL PIACERE,
Alberto Pasini, Mercato davanti alla moschea ,olio
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ALBERTO PASINI, MERCATO DAVANTI ALLA MOSCHEA ,OLIO
Fabio Fabbi  Mercato delle schiave , olio, 50x70
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FABIO FABBI MERCATO DELLE SCHIAVE , OLIO, 50X70
   
L'orientalismo non è, dunque, soltanto un fenomeno ideologico e culturale, non è solo uno dei figli del Romanticismo, ma risponde a un'esigenza dell'Occidente di avvicinarsi a terre e popoli con i quali si voleva entrare in contatto, anche se - a dire il vero soprattutto da conquistatori. Considerazioni, queste, che valgono certamente per Francia e Gran Bretagna in prima linea nell'espansione coloniale ma anche per l'orientalismo italiano, che non sfugge a questa logica. Non a caso il nostro più importante artista esperto in questo genere, Alberto Pasini, iniziò a raffigurare il Medio Oriente in qualità di pittore ufficiale nella missione compiuta in Persia, tra il 1855 e il 1856, in piena guerra di Crimea, dal ministro plenipotenziario francese Prosper Bourée. Dalla metà del XIX secolo la crescente domanda favorì l'incremento dell'offerta, e da allora non pochi artisti dedicarono la maggior parte della loro produzione al genere orientalista fornendone interpretazioni diverse.
Alcuni ampliarono una vena già presente nelle proprie radici culturali, come i pittori di area veneziana, Ippolito Caffi ne è un esempio, o napoletana - basti pensare a Domenico Morelli e a Francesco Netti -, che tradizionalmente nutrivano una particolare attenzione verso le terre d'oltremare Altri si mossero all'interno del verismo, riproducendo sulla tela le pressioni di viaggi all'estero, così per Carlo Bossoli, Alberto Pasini anche per l'italo-ispano Mariano Fortuny.
Ciascuno di loro diede un'inter pretazione originale e non sempre fedele al vero, condizionati com'ei sia dalle personali tecniche pittori sia dalle richieste del mercato, amante di un esotismo europeo, teso più a sottolineare,con un atteggiamento di stampo colonialista, le differenze tra Occidente e Oriente che ad aprire un'effettiva finestra su un mondo diverso, cancellando così sotto la spessa patina di un folclore scenografico gli splendori di raffinate civiltà come quella araba e musulmana.
Pertanto buona parte della produzione orientalista risulta alla fine banalmente stereotipata: le donne ritratte quasi sempre come remissive concubine o sensuali odalische, gli uomini come mercanti rozzi e primitivi o guerrieri selvaggi, i luoghi tutti di una desolata povertà, salvo qualche fantastico palazzo, quasi una sorta di cattedrale nel deserto.
Solo in qualche opera di matrice simbolista - ma siamo già verso la fine del secolo e in questi casi l'artista non è quasi mai un orientalista di professione - il richiamo a quei luoghi assume un sapore diverso, di serio approfondimento per un mondo lontano dal nostro, che diventa stimolo per nuove curiosità e nuove culture sino a farne l'espressione di nuove sensibilità.
La fortuna commerciale e l'atteggiamento culturale e politico delle società occidentali condizionarono quindi, e troppo spesso negativamente, la qualità della pittura orientalista, che comunque ha sempre trovato appassionati estimatori.  consultare per approfondimento : Orientalismo nel settore Temi



Durante il XIX secolo la pittura orientalista costituì un fenomeno culturale che ebbe varie articolazioni e si diversificò, nel corso dei decenni, in specifiche connotazioni. Durante il primo Ottocento e il Romanticismo fu un genere trattato episodicamente da alcuni artisti, anche importanti, che traevano spunto da fatti storici o religiosi per realizzare alcune opere di soggetto orientale. Ma già a metà Ottocento l'attenzione nei riguardi di quelle terre e di quelle popolazioni era aumentata, soprattutto per precise ragioni politiche e sociali. Dopo il Congresso di Vienna (1814-1815), infatti, le alleanze tra le potenze occidentali dovettero fare i conti con le vicende che l'Impero Russo e quello Ottomano stavano attraversando; per cui, ristabilita una certa calma nell'Europa centrale, i confini a Oriente risultavano però essere un elemento di costante instabilità. D'altra parte l'indebolirsi dei due colossi asiatici consentiva alle potenze occidentali di coltivare nuove mire espansionistiche.




 
 
 

 


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