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Esposta nella Sala Pietro da Cortona di Palazzo Barberini, l'Ecce Homo di Caravaggio. L'opera che proviene da Palazzo Bianco di Genova, è frutto di uno scambio con Genova che ha richiesto la Giuditta e Oloferne di Caravaggio per la grande mostra "L'età di Rubens, dimore, committenti e collezionisti genovesi (Genova, 20 marzo 11 luglio 2004). "Io Michel Angelo Merisi da Caravaggio / mi obligo di pingere all'Ill.mo S.Massimo / Massimi p. esserne prima statto pagato / un quadro di valore e grandezza / come quello ch'io feci già / dell'Incoronazione di CriXto p.il / primo di Agosto 1605. In fede / ò scritto e sottoscritto di mia mano / questa questo di 25 Giunio 1605 / Io Michel Ang.elo Merisi". Con questa nota scritta al sig. Massimo Massimi, Caravaggio attesta di aver eseguito due dipinti per la nobile famiglia romana, una Incoronazione di Cristo (oggi presso la collezione della Cassa di Risparmio di Prato) e l' Ecce Homo qui presentato, realizzato nel 1605. Massimo Massimi era un esponente di una delle più notabili famiglie romane, personaggio di grande rilievo per le cariche pubbliche ricoperte e particolarmente impegnato in numerose attività economiche. Legato all'ambiente dell'Oratorio di san Filippo Neri, era imparentato con le nobili famiglie dei Giustiniani, dei Mattei, dei Patrizi e risiedeva nello splendido palazzo Massimo alle Colonne. Massimo Massimi solo due anni dopo, nel 1607, commissionò a Ludovico Cardi detto il Cigoli, un altro dipinto dello stesso soggetto (ora a Firenze, Galleria Palatina). Questa doppia committenza venne trasformata, secondo una tradizionale lettura negativa delle vicende legate a Caravaggio, in una gara indetta dal Massimi tra tre artisti, il Cigoli, il Caravaggio e il Passignano, gara che sarebbe stata vinta dal Cigoli. Recenti scoperte archivistiche hanno invece dimostrato che le due opere furono eseguite a due anni di distanza e che Cigoli ha tenuto ben presente nel suo dipinto la composizione di Caravaggio. L'ipotesi più plausibile che spieghi la volontà da parte del nobile romano di avere una seconda versione di un Ecce Homo è che l'opera del Caravaggio non si trovasse più nella sua collezione per qualche motivo, forse donata ad uno zio monsignore, già nel 1607. Il dipinto, stilisticamente vicino ad opere come la Madonna dei Palafrenieri della Galleria Borghese, o Le sette opere di Misericordia per quelle ombre profonde che si inseriscono nelle pieghe delle vesti o nelle rughe di Pilato, presenta, secondo i tipici modi figurativi dell'artista, una composizione asimmetrica, con il Cristo posto sulla sinistra e Pilato a destra. La figura di Pilato, considerata per i tratti marcati un ritratto, si rivolge allo spettatore a cui indica Cristo. Da sottolineare i ricercati effetti illusionistici nella sovrapposizione delle mani di Pilato e della canna al bellissimo corpo di Cristo.
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