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L’ultimo Caravaggio a Capodimonte
TUTTE LE MOSTRE » Mostre in Italia (2004)

 
   
FOTO PRESENTI 5
 
Caravaggio  San Francesco in meditazione
L’ultimo Caravaggio a Capodimonte
CARAVAGGIO SAN FRANCESCO IN MEDITAZIONE
Caravaggio  La  Flagellazione
L’ultimo Caravaggio a Capodimonte
CARAVAGGIO LA FLAGELLAZIONE
Caravaggio  la negazione di Pietro
L’ultimo Caravaggio a Capodimonte
CARAVAGGIO LA NEGAZIONE DI PIETRO
Caravaggio Resurrezione di Lazzaro
L’ultimo Caravaggio a Capodimonte
CARAVAGGIO RESURREZIONE DI LAZZARO
Caravaggio martirio di sant'Orsola
L’ultimo Caravaggio a Capodimonte
CARAVAGGIO MARTIRIO DI SANT'ORSOLA
   
Si è inaugurata con un bagno di folla, nella sede del palazzo reale di Capodimonte, a mezzogiorno del 23 ottobre, la mostra di Michelangelo Merisi da Caravaggio. E c’erano davvero tutti nell’ampio cortile adibito a sala stampa, in parte coperto da una vela bianca: dal governatore Bassolino al sindaco Iervolino, dall’onorevole Maccanico, presidente di Civita che ha organizzato l’evento, al critico d’arte Sgarbi - con qualche chilo in più e il ciuffo sempre ribelle -, il prefetto Profili (rimasto a lungo in piedi: poche le sedie per tanti invitati!) con la consorte Caterina, il presidente della Provincia Di Palma, i sovrintendenti Lanza Tomasi e Guglielmo, Carlo Disegni della Compagnia di S. Paolo che ha “sostenuto” l’iniziativa con 250 mila euro e di cui è presidente Franzo Grande Stevens, vari assessori e tanta gente. Tutta Napoli, quattromila persone che non hanno resistito al richiamo della kermesse della cultura in una giornata che attirava di più verso il mare, calda com’era, che non verso la collina e che forse alla mostra erano poco interessate. “Polso” della situazione l’immenso buffet sponsorizzato da Il Gusto Italiano, ricco di tutti i prodotti agroalimentari d’Italia, spazzato via in pochi minuti… A fare gli onori casa una splendida Mariella Utili, che dirige il museo “con fermezza, lucidità e amore”, come ha detto il Sovrintendente Spinosa rivolgendole sincere congratulazioni e indicandola come responsabile dell’organizzazione di una mostra che recita gli ultimi quattro anni (1606-1610) del maestro lombardo - e che sarà poi trasferita a Londra direttamente il 23 gennaio. Una carrellata assai ridotta e incompleta della vita artistica di un Caravaggio osannato in tutto il mondo pur nella brevità della sua stessa esistenza. Morto, infatti, a soli 37 anni in un piccolo ospedale di Porto Ercole dopo aver girovagato “inquieto e irrequieto” per tutta l’Italia e soprattutto al sud tra Malta, la Sicilia e Napoli in attesa di un perdono papale per un delitto commesso, Caravaggio ha lavorato intensamente realizzando una fitta serie di dipinti – 60 le opere a lui attribuite, solo 18 quelle in esposizione, più tre in digitale grazie alla tecnologia offerta dalla Rai - quasi premonisse una fine acerba. Nonostante un carattere riottoso e impossibile, un aspetto cupo e fosco – di lui rimane anche un autoritratto che lo sorprende con sopracciglioni neri e folti, sguardo profondo, capigliatura da folle e bocca disordinata aperta all’urlo – il pittore maledetto produceva su commissione, protetto da cardinali e papi e da famiglie altolocate, come quella napoletana dei Colonna. Un elegante e completo catalogo edito da Electa testimonia, comunque, buona parte della sua storia e dei suoi capolavori. Ma torniamo all’inaugurazione, un evento che neanche gli organizzatori avevano previsto di così vasto richiamo. Arrivando leggermente in anticipo sull’orario d’apertura i “lavori” di re-styling del percorso erano ancora in corso: strisce blu fresche di vernice, come quelle pedonali e operatori dell’Asia ancora con paletta e ramazza mentre le forze dell’ordine spiegate su tutto il percorso. “Perché non prevedere una fermata del metrò a Capodimonte?”, si chiedeva intanto uno scorbutico Spinosa, “capitano coraggioso”, emozionato e senza voce. “Ci vogliono fantasia, desiderio e spinta interiore per creare degli eventi così”, gli faceva eco il sindaco Iervolino, mentre il governatore Bassolino augurava “Buon Caravaggio a tutti! Compreso il Presidente Ciampi, sottoposto ad un piccolo intervento chirurgico e che aspettiamo presto”. Applausi, discorsi, complimenti prima di mettersi in fila – e che fila! - per salire al secondo piano, a gruppi di trenta per ammirare, nel percorso che comprende tutti gli altri dipinti famosi e in pianta stabile, i capolavori come Le opere di misericordia, San Francesco in meditazione, la Flagellazione, la Negazione di Pietro, Amorino dormiente, Resurrezione di Lazzaro, Salomè con la testa del Battista e David con la testa di Golia nonché il Martirio di Sant’Orsola e l’Annunciazione.



Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (nome tratto dal paese lombardo che gli ha dato i natali), nasce il 29 settembre del 1571 da un architetto a servizio del marchese di Caravaggio, Francesco Sforza. Il pittore, insomma, apparteneva ad una famiglia stimata e abbastanza agiata. La sua vocazione deve essersi manifestata molto presto, poiché già nel 1584 entra come allievo nella bottega del pittore bergamasco Simone Peterzano, allievo di Tiziano. E' un periodo in cui si avvale di alcuni protettori, tra cui gli Sforza e i Colonna, oppure come ad esempio il cardinale Del Monte, che lo alloggia nel suo palazzo e gli commissiona nature morte. Nel 1592 l'irrequieto pittore decide di trasferirsi a Roma, dove è accolto fra la servitù di Pandolfo Pucci, un nobile locale. Ancora poco autonomo, si vede costretto a lavorare per artisti piuttosto noti al tempo, come Antiveduto Grammatica, Lorenzo Siciliano o Giuseppe Cesari noto come il Cavalier d'Arpino, pittore di soggetti floreali, di nature morte o di soggetti religiosi. In questi anni "fu assalito da una grave malatia che, trovandolo senza denari, fu necessitato andarsene allo Spedal della Consolazione" (Baglione): è il periodo in cui dipinge i famosi ritratti allo specchio ed il "Bacchino malato" (conservato nella Galleria Borghese). La svolta nella carriera di Caravaggio è segnata dall'acquisto de "I bari" da parte del cardinal Francesco Maria del Monte: dopo questo avvenimento, si trasferisce in Palazzo Madama, residenza del cardinale, dove resta fino al 1600. L'ammirazione del cardinale viene condivisa anche da un suo importante vicino di casa, il marchese Vincenzo Giustiniani, residente nel palazzo di famiglia sito a pochi passi da Palazzo Madama. Oltre al Giustiniani figurano tra i committenti di Caravaggio importanti famiglie quali i Barberini, i Borghese, i Costa, i Massimi ed i Mattei. Ma gli episodi della vita dell'artista durante questi primi anni romani rimangono oscuri e inquietanti. Nel 1597 gli viene chiesto di dipingere alcune tele per la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi ("Vocazione e martirio di San Matteo, San Matteo e l'angelo") che lo rendono celebre e contestato. Di quest'ultima opera dovrà fornire una nuova versione, poiché era stata giudicata volgarmente irriverente. Da allora e fino al 1606, la storia di Caravaggio è costellata da vari avvenimenti truci e violenti che si sovrappongono. Da un lato realizza numerose opere di notevole importanza che sottolineano la sua fecondità e potenza creativa: tanto per fare un esempio, tra il 1600 e il 1601 dipinge la "Crocifissione di San Pietro" e la "Conversione di San Paolo"; nel 1604 la "Madonna dei pellegrini o di Loreto", nel 1605 la "Morte della Vergine", rifiutata dai religiosi di Santa Maria della Scala e acquistata invece dal duca di Mantova, su consiglio del giovane Rubens. Negli stessi anni segnati da questa esplosione creativa, a partire dal 1603, si succedono senza interruzione denunce alla polizia, risse, processi: nel 1605 Caravaggio si rifugia a Genova, dopo aver ferito un cancelliere in tribunale. Nel maggio del 1606, un duello si conclude tragicamente con l'uccisione del suo avversario (ma lui rimane comunque ferito), omicidio che lo costringe a fuggire, prima a Palestrina e poi nell'Italia meridionale. Comincia allora una vita da fuggiasco, in cui si alternano successi e sventure. Nel 1607 si reca a Napoli dove esegue per chiese e conventi alcuni capolavori come la "Flagellazione di Cristo" e le "Sette opere di misericordia".
Ma le sue peregrinazioni non si fermano e anzi lo portano, siamo nel 1608, fino a Malta. Il ritratto del gran maestro Alof de Wignacourt gli vale altre ordinazioni, in particolare il grande "notturno" della "Decollazione di san Giovanni Battista", conservato appunto nel duomo di La Valletta.
Caravaggio è accolto nell'ordine dei Cavalieri, ma notizie provenienti da Roma. riguardanti i motivi del suo esilio, provocano un'inchiesta e quindi l'ennesima fuga del pittore. In autunno si reca in Sicilia. dove, spostandosi da una città all'altra lascia numerosi esempi del suo genio: il "Seppellimento di Santa Lucia", eseguito a Siracusa per l'omonima chiesa; la "Resurrezione di Lazzaro" e l'"Adorazione dei pastori" oggi esposte al museo di Messina e una "Natività", conservata nell'oratorio di San Lorenzo a Palermo. Ritornato a Napoli nell'ottobre del 1609, è aggredito e gravemente ferito. Nel contempo i suoi protettori romani si adoperano per ottenergli la grazia. Ancora convalescente si imbarca nel luglio del 1610 per lo Stato pontificio. Arrestato per errore alla frontiera di Porto Ercole e liberato due giorni dopo, vaga lungo le spiagge alla vana ricerca della barca che lo aveva trasportato lì. Colpito dalla febbre, si spegne in una locanda, in solitudine, qualche giorno prima che fosse annunciata l'approvazione della domanda di grazia. Per inquadrare meglio la personalità di Caravaggio, riportiamo in conclusione un profilo riassuntivo di Gianni Pittiglio: "Il Romanticismo non ha fatto altro che [basandosi su biografie dell'epoca. N.d.r.] creare un mito che, nel XX secolo, come accade in moltissimi altri casi, è stato a fatica ridimensionato. Ancora oggi il grande pubblico conosce Caravaggio nella versione poco fedele generata in quegli anni. Ne risulta così un artista "maledetto", bohemien, senza nessuna considerazione del contesto. Caravaggio infatti è un violento, ma non si ricorda che negli stessi anni vivono vicende simili figure come il Cavalier d'Arpino, Torquato Tasso, Giovan Battista Marino, Ignazio da Loyola e tantissimi altri; le presunte tendenze omosessuali del Merisi non vengono considerate fattore marginale nella sua personalità d'artista (per alcuni rappresentano persino la via interpretativa per molti dei suoi dipinti giovanili), come nei casi più certi di Leonardo o Michelangelo Buonarroti. E' però l'ateismo e l'ignoranza in fatto di materie religiose l'elemento più lontano dal vero: l'artista è semplicemente legato al pauperismo di Federico Borromeo con tutto ciò che questo comporta; mai Caravaggio affronta un tema religioso senza aver ben presente delle fonti scritte o iconografiche, che denotano in lui una cultura di testi sacri oltre la media".





 
 
 

 


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