27/11/2008 Nicolas Schöffer
Nato il 6 settembre 1912 in Kalocsa (Ungheria), ha vissuto a Parigi dal 1936, divenne francese nel 1948 e morì nel suo atelier di Montmartre, Villa des Arts,...»
08/11/2004 VALORI PLASTICIIl 15 novembre 1918, lo stesso giorno in cui il generale Armando Diaz viene trionfalmente accolto nella capitale esce in edicola il primo numero del mensile "Valori Plastici"che...»
SCIPIONE IL RIVEGLIO DELLA BIONDA SIRENA Scipione ,1929 cm. 80,5x100,2
Tecnica: olio su tavola Collezione privata
Scuola romana
SCIPIONE
Scuola romana
MAFAI, MARIO DEMOLIZIONI DI VIA GIULIA, 1936
Dimensioni: cm 62 x 69
Tecnica: olio su tela
Collezione: Roma, Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea
"Noi assistiamo continuamente alla demolizione di tutto ciò che è appartenuto all'Ottocento ed io ne sono stato testimone quando ho visto la mia vecchia casa cadere e i muri crollare ad uno ad uno, le camere aprirsi un attimo alla luce e poi diventare calcinaccio e polvere".
Così Mario Mafai descrive la distruzione della sua prima casa, nell'attuale largo Corrado Ricci, avvenuta durante í lavori per via dei Fori Imperiali. A suggerirgli, intorno al 1936, il tema delle Demolizioni c'è, dunque, anche un ricordo personale e doloroso. Nel gennaio 1937 espone alla Galleria della Cometa, presentato da Emilio Cecchi, con una mostra che raccoglie le due serie dei Fiori secchi e delle Demolizioni. Cecchi dà una lettura formalistica dei dipinti, definendoli come "il bellissimo punto di arrivo" delle sue avventure espressionistiche . Nelle critiche dei giornali si parla dei "preziosi ed eleganti richiami tonali"; solo più tardi ci si accorgerà del sottofondo etico che presiede a questa pittura. Ad esempio, Cesare Brandi scriverà nel 1939: "Erano le rovine di Mafai, non i nobili acquedotti o i gruppi di sulfuree colonne, ma povere stanzucce borghesi sviscerate nella carta di Francia a brandelli, nelle fumate a cono dei camini; erano cellule infrante, ma ancora calde d'abitato, così da parere una delicatezza sbirciarle, così sventrate, dal di fuori " .
Scuola romana
RAPHAEL ANTONIETTA RITRATTO DI MAFAI
Scuola romana
CAPOGROSSI GIUSEPPE ROMANE
Scuola romana
CERACCHINI GIUSEPPE LA FAMIGLIA
Scuola romana
AFRO STRUMENTI MUSICALI
Scuola romana
DI COCCO FRANCESCO
Scuola romana
CAPOGROSSI
movimento artistico italiano. Detta inizialmente «Scuola di via Cavour». si :dentificò all'origine con il ristretto gruppo di pittori che espose nel 1928 alla Gall. Doria di Roma A. Raphael, G.Capogrossi Scipione G. Ceracchini,e Mafai sono considerati i promotori della corrente, che si definì attraverso una singolare apertura espressionista, nonostante le premesse novecentiste da cui aveva preso le mosse; ma non meno importante fu il Contributo di A. Raphael, che aveva avuto una formazione parigina e portava con sé una cultura europea. Con questi artisti solidarizzarono ben presto lo scultore M. Mazzacurati e alcuni letterai e critici, come L. De Libero, G. Ungaretti, B. Barilli e R. Longhi. Caratteristiche comuni della loro pittura erano la passione per l'arte barocca, recuperata come partecipazione al dramma della storia (Mafai) o come conflitto tra paganesimo e ispirazione religiosa (Scipione), e un «tonalismo» dominato da accenti caldi, rossastri e bruni al quale non era estraneo l'insegnamento di R. Melli Roberto Melli L'abito rosso
, Capogrossi fino al 1945, E. Cavalli, G. Omiccioli. A. Ziveri e ancor più G. Stradone continuano questa ricerca tonale in chiave più intimista, talora di maniera, senza giungere mai a esiti quali Apocalisse di Scipione o le Demolizioni di Mafai. Ebbero contatti con la S.r. anche C. Cagli
Cagli C. Edipo a Tebe
, Leoncillo, O. Tamburi e T. Scialoja, mentre rapporti molto indiretti ebbe F. Pirandello.
Pirandello Testa di bambola