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CARLO LEVI - IL VOLTO DEL NOVECENTO
CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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Liebermann, Max
MONOGRAFIE » Artisti dalla G alla L

 
   
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Liebermann Max
Liebermann, Max
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Liebermann, Max
LIEBERMANN MAX
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Liebermann, Max
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Liebermann Max
Liebermann, Max
LIEBERMANN MAX
Liebermann Max ''Lavoratrici di merletti'' (
Liebermann, Max
LIEBERMANN MAX ''LAVORATRICI DI MERLETTI'' (
1894) - Galleria Internazionale d'Arte Moderna Ca' Pesaro di Venezia
Liebermann Max
Liebermann, Max
LIEBERMANN MAX
   
Max Liebermann nacque in una famiglia di religione ebraica. Studiò a Berlino e a Weimar, poi, attratto dalle innovazioni della pittura francese, dal 1873 al 1878 soggiornò a Parigi; tornato in Germania, si stabilì dapprima a Monaco poi a Berlino.
In questi anni non fu l'impressionismo a richiamare la sua attenzione, quanto il realismo di Gustave Courbet e di Jean-François Millet, di cui apprezzò particolarmente il messaggio sociale.
Le sue opere del periodo raffigurano realisticamente contadini e proletari, interni di ospedali, di ospizi e di orfanotrofi, con uno stile incisivo e diretto, in un cromatismo vigoroso.
Queste opere provocarono inizialmente scandalo nella Germania del tempo; ma grazie alla loro forza pittorica riuscirono infine ad imporsi. Intorno al 1890 Liebermann comprese l'importanza dell'impressionismo francese e si avvicinò allo stile di Edouard Manet e di Edgar Degas, cominciando anche a collezionarne i quadri.
La sua tavolozza si rischiara e aumenta il numero dei colori, anche se la costruzione spaziale resta legata saldamente a strutture naturalistiche.
L'influenza dell'impressionismo è notevole: alla luminosità e alle sfumature dei toni si affiancano la ricerca del movimento e la nuova eleganza della pennellata.
In questi anni i suoi temi preferiti sono scene di vita borghese e ritratti, grazie ai quali a Berlino divenne famoso: gli anni degli scandali sono finiti e la sua arte, meno innovatrice e socialmente più conformista, si rifà al conformismo ottocentesco. Nel 1890 divenne membro dell'accademia, ma nel 1899, in polemica con i ristretti orizzonti della pittura del suo paese, fu tra i promotori, insieme a Lovis Corinth e Max Slevogt, della Secessione berlinese, di cui fu a lungo presidente.
Nel 1920 divenne presidente dell'accademia prussiana delle arti.
Nel 1933, con l'ascesa al potere di Adolf Hitler e con la conseguente politica antisemita, cominciarono le persecuzioni naziste contro di lui: dopo che gli fu proibito di dipingere e dopo che l'accademia decise di non esporre più quadri di ebrei, fu costretto a dimettersi e fu incluso tra i rappresentanti dell’arte degenerata. Morì a Berlino l'8 febbraio 1935




 
 
 

 


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