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CARLO LEVI - IL VOLTO DEL NOVECENTO
CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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Surrealismo
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FOTO PRESENTI 3
 
Salvator Dali  Viso di Mae West utilizzabile come appartamento surrealista
Surrealismo
SALVATOR DALI VISO DI MAE WEST UTILIZZABILE COME APPARTAMENTO SURREALISTA
particolare 1934-35 tempera su cartagiornale 31x17 Chicago The Art Institute
delvaux
Surrealismo
DELVAUX
Mirò la fttoria
Surrealismo
MIRò LA FTTORIA
   
A Ila fine della Prima Guerra Mondiale molti dei protagoni­sti delle esperienze più recenti dell'avanguardia, Dada su tutte, si ritrovano a Parigi. Francis Picabia, Tristan Tzara, Man Ray, Marcel Duchamp, Max Ernst, i protagonisti del movimen­to più radicalmente rivoluzionario che l'arte abbia prodotto, sono co­loro ai quali guardano con ammirazione alcuni giovani intellettuali in­traprendenti, tra i quali fanno spicco André Breton e Philippe Sou­pault. I due si dedicano a esperimenti di scrittura automatica alla ma­niera dadaista e già nel 1920 pubblicano un libro, Les champs ma­gnétiques, che ne offre ampia dimostrazione. È la fondazione di una rivista a far da epicentro al nuovo clima artistico. "Littérature", che Breton e Soupault realizzano con Louis Aragon, è il laboratorio nel quale maturano le esperienze dalle quali nascerà, di lì a poco, il Sur­realismo. Il progetto è ancora quello di un'arte totale, ovvero di un atteg­giamento artistico diffuso che nutre tutte le manifestazioni discipli­nari, dalla poesia alla musica, dal teatro alla pittura, in modo da smi­nuire le singole tecniche e i singoli linguaggi in favore di una creati­vità tutta legata agli umori dell'individuo e che, di volta in volta, sce­glie gli strumenti più opportuni per esprimersi. Non casualmente il termine ha origine a proposito di un'opera "totale" per eccellenza: Guillaume Apollinaire usa il termine "sur-réa­lisme" nel programma di sala di Para de, complesso spettacolo an­dato in scena il 17 maggio 1917 al teatro dello Chatelet con testo di Jean Cocteau, musica di Erik Satie, scene e costumi di Pablo Pi­casso e coreografie di Léonide Massine. "Littérature" promuove e organizza delle soirées che, sull'e­sempio delle serate futuriste e di quelle del Cabaret Voltaire che nel 1916 diede origine al Dada zurighese, vedono alternarsi letture e interventi spettacolari di autori di formazione letteraria come Bre­ton, Soupault, Aragon, Ribemont-Dessaignes, Éluard, Dermée, Birot, Radiguet, Cocteau, esecuzioni di musicisti come Satie, Auric, Pou' lenc, Milhaud, e l'esposizione di opere di Gris, de Chirico, Léger, Pi­cabia, Lipchitz. Dada è, per Breton, uno "stato d'animo", un modo di essere capace di generare processi creativi. A Parigi i giovani emuli guardano, più che all'ar­te, all'happening, alla poesia, alle molte forme di spettacolarizzazione di quell'atteggiamento iconoclasta e disso­lutorio. Inoltre, secondo la nuova tradizione avanguardisti­ca inaugurata da Fauves e cubisti, molto forte è la tenta­zione di organizzare il tutto in un vero e proprio movimen­to coordinato, cosa che Dada non ha mai voluto essere. Momento scatenante della nascita del Surrealismo è l'incontro fra Tzara e Breton, entrambi figure poliedri­che alla Marinetti, scrittori, uomini di spettacolo, organiz­zatori culturali, libellisti, animati da violenti istinti predicatori e profe­tici, incarnazioni di quella figura del saltimbanco, della maschera, che non è solo tema pittorico dell'arte novecentesca ma emblema stes­so dell'uomo d'avanguardia, sradicato, deviante, ludicamente critico verso il sistema di valori della società. Tra il 1920 e il 1925 si susseguono le serate dadaisteggianti, le conferenze, le manifestazioni di disturbo in seno a occasioni uffi­ciali (il far notizia, il montare agli onori della cronaca, è una strategia ispirata dal Futurismo),  André Breton, captando le mutazioni av­venute nella ricerca artistica, inizia a teorizzare Le surréa­lisme et la peinture, che prende forma in una mostra alla galleria Pierre con Arp, de Chirico, Ernst, Klee, Masson, Miro, Picas­so, Man Ray e Pierre Roy. B reton non fa che fotografare una situazione che nel mondo del­l'arte stava peraltro delineandosi in modo autonomo. Anche in cam­po artistico, tuttavia, egli stabilisce e impone un'ortodossia. Da guar­diano di tale ortodossia, egli nel 1926 può bollare come segno di com­promissione mondana il lavoro di scenografia di Ernst e Miro per i Ballets Russes, in quanto opera impuramente contaminata da desti­nazione pratica e mondana. Per altro verso, con il proselitismo attuato nei confronti di nomi nuovi come E.L.T. Mesens, René Magritte, Yves Tanguy, Paul Delvaux, Salvador Dalf, Maurice Henry, egli si attende una diffusione a macchia d'olio del Surrealismo, com'era stato per il Futurismo e come di fatto accadrà nel corso degli anni Trenta. In que­sta prospettiva apre anche i battenti nel 1926 la Galerie Surréaiiste, luogo di mostre e manifestazioni. Da questo momento, il Surrealismo è una realtà che il mondo dell'arte riconosce e rispetta. Sogno, zone oscure della coscienza, automatismo psichico, al­lucinazione, e insieme continuo incontrarsi e scontrarsi di segno e parola, di parola e cosa, di segno e cosa. Negli anni Venti il Sur­realismo dispiega pienamente, dal punto di vista delle manifestazioni artistiche, un'opera di espansione vastissima dell'area delle possi­bilità espressive, sia in senso stilistico sia in senso antistilistico, ma soprattutto sul piano degli intenti intellettuali. Duchamp e de Chiri­co sono i poli scelti e indicati come estremi di queste esplorazioni: il primo in quanto dissolutore implacabile di convenzioni e formule, capace d'imprimere energia di senso nuova e diversa a ogni segno della realtà dell'esistenza; il secondo, in quanto capace di distillare straniamenti visivi e mentali attraverso un uso sapiente dei codici più storici della pittura: la capacità della pittura di rappresentare analiticamente ciò che si vede viene volta da de Chirico all'irrap­presentabile, all'ineffabile. Nasce così, contemporaneamente, una serie mute­vole di deroghe dalle buone regole dell'arte e dell'este­tica, e insieme una sorta di applicazione così pedissequa e intransigente delle medesime regole storiche da risol­versi in una sorta di eccesso paradossale, che non si ar­resta neppure di fronte alle frontiere del kitsch. Sono mo­di apparentemente contraddittori, ma più d'un artista am­ministra le possibilità di entrambi con esiti straordinari. "' E il caso di due surrealisti della prima ora, Ernst e MirO.              




 
 
 

 


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