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FOTO PRESENTI 4 |
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ALEXEJ VON JAWLENSKY - MARIANNE VON WEREFKIN
MARIANNE VON WEREFKIN
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ALEXEJ VON JAWLENSKY - MARIANNE VON WEREFKIN
ALEXEJ VON JAWLENSKY
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ALEXEJ VON JAWLENSKY - MARIANNE VON WEREFKIN
ALEXEJ VON JAWLENSKY
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ALEXEJ VON JAWLENSKY - MARIANNE VON WEREFKIN
M. VON WAREFKIN LAVANDAIE 1911
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Questo sodalizio artistico, che durerà 29 anni, comincia nell’estate del 1892 e finisce ad Ascona nel 1921. La baronessa Marianne von Werefkin, ha 32 anni e dal 1874 studia pittura e disegno e, all’epoca del loro incontro, è già una pittrice affermata, tanto che i suoi ritratti sono accostati all’arte di Rembrandt. Jawlensky, di quattro anni più giovane, è un pittore che deve conciliare la passione per l’arte con gli obblighi della vita militare. Solo tra il 1889 e il 1890, comincia a frequentare l’Accademia di San Pietroburgo. Nel 1896 Marianne decide di abbandonare temporaneamente la pittura e la Russia per dedicarsi alla formazione di Jawlensky, in cui vede incarnarsi l’immagine dell’artista assoluto. I due si trasferiscono a Monaco, dove alla vita brillante della vivace società artistica tedesca fa da contraltare la loro tormentata convivenza. Proprio in quegli anni, infatti, Jawlensky inizia una nuova relazione sentimentale con la dama di compagnia della baronessa. Dal 1908 al 1914 la coppia Jawlensky-Werefkin condivide ideali e scoperte artistiche con la coppia Kandinsky- Münter. Da una parte ci sono Werefkin e Kandinsky, i due “teorici” e letterati, dall’altra Münter e Jawlensky, i pittori più immediati e spontanei, alieni dai raffinati e sottili ragionamenti dei loro compagni. E’ del 1908 Natura morta con tazza, dove troviamo forti contorni neri che chiudono e suddividono la superficie cromatica, lasciata agire semplicemente nel suo splendore. Allo scoppio della guerra i due artisti riparano in Svizzera, dove Jawlensky - costretto in mancanza di un atelier a lavorare su un piccolo cavalletto, con la finestra dell’appartamento che fornisce lo sfondo per scene di piccolo formato - elabora una fase creativa personale e innovativa, i cui risultati sono racchiusi nelle opere delle Variazioni su un tema di paesaggio. I sette anni in Svizzera vedono il progressivo abbandono dell’espressionismo e l’approdo ad una pittura più astratta e più intima, in cui i colori sono modulati su toni più morbidi e le linee più rigorose man mano che nascono le grandi serie delle Teste mistiche (Testa mistica, Anika, 1917), fino alle ultime Meditazioni (Meditazione JM3, 1934), sempre più lontane dal riferimento naturale. Werefkin intanto reagisce alla difficile situazione rafforzando ed evidenziando il sentimento mistico nelle sue opere, che si presentano sempre più come metafore dell’esistenza (La pena, 1917-18), dell’amore, del rapporto con Dio (Via Crucis II, 1921).
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