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CARLO LEVI - IL VOLTO DEL NOVECENTO
CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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JEAN ARP - SOPHIE TAEUBER ARP
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FOTO PRESENTI 2
 
J.Arp Composizione verticale ed orizzontale
JEAN ARP - SOPHIE TAEUBER ARP
J.ARP COMPOSIZIONE VERTICALE ED ORIZZONTALE
teuber arp
JEAN ARP - SOPHIE TAEUBER ARP
TEUBER ARP
   
Sophie è svizzera mentre Jean è alsaziano, di Strasburgo. Il loro primo incontro avviene nel 1915 a Zurigo, alla Galleria Tanner e sancirà l’inizio di un legame che durerà quasi trent’anni, fino alla morte di Sophie avvenuta durante la seconda Guerra Mondiale. Jean, pur cercando nuovi modi e mezzi d’espressione, è ancora legato ad una visione della pittura come imitazione della realtà, sebbene semplificata, sintetizzata. Sarà Sophie ad indicargli la via dell’astrazione, che Arp avrà modo di praticare in modo originale, non perdendo mai di vista il suo punto di partenza, la sua fonte di suggestione principale costituita comunque dagli elementi naturali.
Sia Jean Arp, sia Sophie Taeuber rifuggono l’arte come imitazione della realtà, auspicano la progressiva eliminazione dell’elemento individuale nell’opera, accompagnandola all’idea di riscatto delle tecniche artigianali. La dichiarazione di Jean del 1944 è molto chiara: "Non vogliamo riprodurre vogliamo generare”, entrambi sono, infatti, alla ricerca di un mondo autonomo, in cui ritrovare le stesse leggi della natura.
Nel piccolo olio, Senza titolo (1918), come in tutte le altre opere che realizzano insieme, non è possibile riconoscere il contributo dell’uno o dell’altro, perché la sintesi è già totale.
Del 1918 é il piccolo arazzo di Sophie, in cui le forme stilizzate di anfore e uccelli sono le medesime su cui ragiona Jean lungo tutto il suo cammino.
Le conchiglie sono un elemento che torna costantemente, per comprendere il legame e anche la diversità tra i due, si può fare un confronto tra la Conchiglia-nuvola del 1932 di Jean e la Conchiglia del 1938 di Sophie. C’è una filiazione della seconda dalla prima, ma l’approccio è differente. La forma di Jean è in movimento, ne coglie il passaggio in un cielo immaginario e in questo ne indica il mutamento da conchiglia a nuvola. Sophie ha invece un maggior bisogno di formalizzare e strutturare l’immagine e la sua visione la induce a ricondurre tutto all’interno di una forma perfetta, un ovale, un cerchio o un quadrato. Nei quattro anni che seguono la morte di Sophie, Jean elabora il lutto scrivendo poesie in cui ricorda la compagna della sua vita mentre danza e dipinge "la luce, una lacrima in mezzo alla rugiada, la notte, le conchiglie”




 
 
 

 


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