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CARLO LEVI - IL VOLTO DEL NOVECENTO
CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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Futurismo
PITTURA » Periodi

 
"Avevamo vegliato tutta la notte - i miei amici ed io - sotto lampade di moschea dalle cupole di ottone traforato, stellate come le nostre anime, perché come queste irradiate dal chiuso fulgore di un cuore elettrico."
Con queste parole il 20 febbraio 1909 sulle pagine del quotidiano Le Figaro fece la sua apparizione il Manifesto di fondazione del Futurismo.
Il Futurismo, movimento d'avanguardia di matrice tutta italiana, scaturito dalla coraggiosa intuizione di Filippo Tommaso Marinetti, si proponeva di sovvertire l'ordine di tutte le arti e di portare la vita sociale ad una più appropriata sensibilità nei confronti del suo tempo, caratterizzato dal progresso tecnologico e dalle nuove scoperte scientifiche. L'intento del futurismo era quello di svecchiare la concezione della vita e dell'arte dominanti in Italia, avversando il classicismo e tutti i rimpianti che esso comportava negli ambienti artistici, e imponendo l'amore per le macchine, la tecnologia e la velocità. "I figli della generazione attuale, che vivono fra il cosmopolitismo, la marea sindacalista e il volo degli aviatori sono come abbozzi dell'uomo moltiplicato che noi prepariamo." Fin dalla pubblicazione del primo Manifesto il movimento irruppe con una carica provocatoria verbalmente violenta e polemizzò su tutte le regole sociali ed accademiche. I primi a rispondere all'appello lanciato da Marinetti furono Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Giacomo Balla, e Gino Severini, che nel 1910 scrissero il "Manifesto tecnico della pittura futurista". Furono proprio i manifesti programmatici a conferire al futurismo una spina dorsale, ed a chiarirne gli innovativi concetti con i quali si proposero di ricostruire una nuova sensibilità verso la vita. Questi scritti, espressamente tecnici, talvolta ironici e provocatori, riuscirono ad insinuarsi nell'immaginario di molti altri artisti, che in un primo momento furono ostili a cambiamenti così radicali, ed a creare un contatto fra il popolo e l'arte. L'avanguardia futurista fu la più poliedrica e prodiga nella ricerca e nella produzione di tutte le arti, (senza trascurarne nessuna, nel '17 non mancarono neppure le sperimentazioni cinematografiche) dell'architettura, della fotografia, del costume, della politica, e della culinaria. Marinetti si mostrò estremamente creativo nello studiare espedienti che concentrassero l'attenzione del pubblico verso le attività del gruppo, dimostrandosi un originale precursore della pubblicità creativa, e carpendo l'interesse delle masse anche all'estero, dove promosse mostre e conferenze. Un modo irruento ed un frasario violento caratterizzarono il modus operandi dei futuristi, il quale non mancò di creare sbigottimento, ma dopo un breve periodo di contestazioni e scetticismo molti, soprattutto fra i giovani artisti, aderirono al movimento che, per definizione del suo stesso fondatore, era: "... un movimento anticulturale, antifilosofico, di idee, di intuiti, di istinti, di schiaffi, pugni purificatori e velocizzatori. I futuristi combattono la prudenza diplomatica, il tradizionalismo, il neutralismo, i musei, il culto del libro." Nonostante un ostentato maschilismo, in Italia, il futurismo pose le basi per il diritto al voto delle donne, e la loro partecipazione alla vita politica, con l'intento di svecchiare l'arcaico parlamentarismo, e demolire le idee preconcette della "donna madre" e della "donna fatale". Due delle donne che più delle altre lasciarono segni indelebili all'interno dell' avanguardia furono Valentine De Saint Point, autrice del Manifesto della donna futurista, e del Manifesto della Lussuria, e la pittrice e poetessa Benedetta Cappa, che sposerà Marinetti nel 1923. Oltre ai manifesti, le serate teatrali riuscirono ad amplificare questa rivoluzione culturale, culminando in spettacoli volutamente caotici e provocatori in cui si dava mostra contemporaneamente di letture di poesie futuriste, musica rumorista, e pittura dinamica. Spesso queste serate davano origine a tumulti ideologici tra i difensori dell'accademismo classico ed i futuristi e i suoi simpatizzanti, culminando con l'intervento delle forze dell'ordine impegnate a sedare gli animi più accesi di entrambe le parti procedendo con arresti e denunce. Nella letteratura il futurismo si impose con le "Parole in libertà", invenzione del suo fondatore che, molto attento nel ricercare nuove forme di comunicazione, per contestare la lingua e le poetiche tradizionali, creò un linguaggio sintetico che sostituiva alla normale sintassi e punteggiatura un linguaggio molto asciutto, incrementato dalle onomatopee, dagli acrostici e dai simboli, eliminando il più possibile articoli e congiunzioni. Dai poemi marinettiani Zang Tumb tumb, e Battaglia + peso + odore , e dalle tavole Parolibere di Govoni se ne evince l'esempio concreto. Nella pittura e nella scultura gli artisti futuristi concepivano le loro opere tenendo conto della plasticità e del movimento in tutto il loro dinamismo, e con un particolarmente attento uso del colore. Per quanto riguarda la musica, i musicisti futuristi sfruttarono i suoni ed i rumori delle metropoli e dei cantieri per esprimere la forza costruttiva industriale inventando alcuni strumenti denominati "Intonarumori". Grazie a dei cicli di conferenze in Russia negli anni '10, e all' organizzazione di mostre in Francia e Cecoslovacchia, in poco tempo la fama del futurismo fece il giro del mondo, arrivando a portare il suo stile innovatore oltre che in tutta Europa, anche in America e Giappone, fomentando la creazione di alcune branche dell'avanguardia, come l' egofuturismo, cubofuturismo, il raggiofuturismo, ed il futurismo russo. Allo scoppio del primo conflitto mondiale i futuristi si dichiararono accesi interventisti ed all'inizio delle ostilità partirono volontari per il fronte. A causa della guerra alcuni di loro perirono chiudendo quello che gli storici delle avanguardie definiscono: il periodo del "primo futurismo" periodo più creativo del movimento. A guerra finita il movimento diede vita alle associazioni dei Fasci Futuristi ed i suoi Manifesti politici influenzarono Mussolini così tanto che egli fece suoi molti dei punti programmatici, ed alla riunione dei Fasci dei combattenti il futuro duce si avvalse della collaborazione propagandistica dei futuristi, i quali a loro volta sperarono di veder attuate le loro rivendicazioni. Il futurismo politico era caratterizzato da atteggiamenti antimonarchici e anticlericali, e dall'idea di: "cancellare il fastidioso ricordo della grandezza romana, per sostituirla con una grandezza italiana cento volte maggiore". Proprio questi punti si rivelarono i maggiori motivi d'attrito tra i futuristi ed il futuro regime, che rinsaldò i rapporti con monarchia e clero, e ripropose al popolo un' estetica fatta di miti classici greci ed in particolar modo della Roma Imperiale. Già nel 1920 Marinetti e molti futuristi presero le distanze dal fascismo accusandolo di passatismo. Nonostante questa presa di posizione Mussolini tenne sempre un atteggiamento riguardoso nei confronti del suo leader e del movimento, promuovendolo ad arte di stato,e conferendo a Marinetti, nel 1929, la carica di Accademico d'Italia. Nel corso di tutti gli anni 20 e 30 il futurismo continuò la sua ricerca stilistica e comunicativa nell'arte, prodigandosi maggiormente nella danza, nel teatro sintetico, e nella culinaria. Sempre in quel decennio alcuni degli artisti del movimento tornarono a dedicarsi al classicismo, mentre altri diedero vita a nuovi stili e sperimentazioni. Con lo sviluppo dell'aviazione si diede vita all'aeropoesia e all' aeropittura, gli autori stimolati dai voli aeronautici riportavano su carta e su tela le sensazioni e le prospettive del volo aeronautico. Se si volesse cercare una data conclusiva dell'avventura futurista, essa potrebbe rinvenirsi nel 2 dicembre del 1944, all' unisono con la data di morte del suo fondatore. Nonostante un lunghissimo periodo di ostracismo messo in atto da critici poco accorti, che hanno ingiustamente legato il movimento d'avanguardia al fascismo in ogni sua componente, e che hanno erroneamente analizzato le dichiarazioni più provocatorie del futurismo in tema di maschilismo e militarismo, l'influenza futurista non ha mai cessato di esistere nell'arte e nella comunicazione mondiale. Non è azzardato affermare che la Pop Art, la musica elettronica, la pubblicità, la grafica, il linguaggio e la letteratura odierne debbano molto all'insegnamento futurista. Manifesto del futurismo
"Le Figarò" 20 Febbraio 1909   1-Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
2-Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3-La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4-Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità 
5-Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6-Bisogna che il poeta si prodichi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7-Non vi è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro.
8-Noi siamo sul patrimonio estremo dei secoli!  poichè abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
9-Noi vogliamo glorificare la guerra-sola igene del mondo-il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore 
10-Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria
11-Noi canteremo  le locomotive dall'ampio petto,  il volo scivolante degli areoplani. E' dall'Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo Queste le parole con cui Filippo Tommaso Marinetti fonda il 20 Febbraio 1909 a Parigi il manifesto futurista. SECONDO FUTURISMO La prima guerra mondiale costituisce uno spartiacque nella storia del Futurismo. La morte di Boccioni e dell'architetto Sant'Elia, entrambi scomparsi nel 1916, conclude la prima fase della vita del gruppo, in cui i due artisti hanno esercitato un ruolo di primo piano. Contemporaneamente, Milano sembra perdere la sua centralità e la sua capacità di attrazione su quanti si riconoscono nella poetica del Futurismo, ed è progressivamente sostituita da Roma, a cui però si affiancano altre città, in particolare Torino e Firenze, che si rivelano centri altrettanto vitali.
Tra le fila del Futurismo, si assiste alla comparsa di nuove personalità che contribuiscono al rinnovamento delle istanze e delle soluzioni stilistiche del movimento. Al contempo, escono di scena alcuni dei protagonisti storici del gruppo: scompaiono, come già ricordato, Boccioni e Sant'Elia; Russolo si dedica quasi esclusivamente alla musica; Severini e Carrà partecipano al diffuso clima di "ritorno all'ordine" che caratterizza gli anni tra le due guerre. Un forte elemento di continuità rispetto all'anteguerra è però costituito dall'instabile attività di Filippo Tommaso Marinetti e dalla presenza costante di Giacomo Balla accanto ai più giovani protagonisti della nuova stagione del Futurismo. la ricostruzione futurista dell'universo Già nel corso della prima guerra mondiale Giacomo Balla tende ad assumere il ruolo di caposcuola del Futurismo. Il suo atelier di Roma diviene il centro di aggregazione di molti giovani talenti, tra cui Depero, Prampolini Dottori e Benedetta e Fillia.
 In questo periodo le istanze futuriste tendono a uscire dai limiti della pittura, della scultura e dell'architettura, per investire ogni ambito della produzione artistica, con l'intento di creare una nuova estetica che trasformi radicalmente il panorama visivo dell'uomo contemporaneo. Nel 1915 Balla e Depero firmano il Manifesto della ricostruzione futurista dell'universo, il primo di una lunga serie di testi programmatici che sanciscono l'impegno dei futuristi nel dominio allargato delle arti applicate: dall'arredo alla moda, dal cinema al teatro, dalla musica alla danza, dal manifesto pubblicitario alla progettazione dell'oggetto d'uso.
 La scenografia diviene uno degli ambiti privilegiati della sperimentazione futurista, come è enunciato nel Manifesto della scenografia futurista e nel Manifesto del teatro futurista sintetico del 1915. Il teatro, infatti, si presta all'elaborazione di un'estetica globale, poiché coinvolge tutti gli ambiti della progettazione nella creazione di un'opera d'arte totale. La volontà di incidere profondamente nella società moderna, di misurarsi con nuovi linguaggi e strumenti di espressione, porta i futuristi a impegnarsi anche nel campo del cinema: nel 1916 viene pubblicato il Manifesto della cinematografia futurista, e nello stesso anno molti protagonisti del movimento collaborano alla realizzazione del film Vita futurista. Anche la pubblicità, dato il rilievo crescente che questo settore assume nell'ambito di una società che si trasforma, attira l'interesse dei futuristi, in particolare di Fortunato Depero che lascia in questo campo alcune delle sue realizzazioni più note. Il linguaggio di una nuova estetica  In pittura, così come in tutti i campi della produzione artistica, i protagonisti del Secondo Futurismo adottano linguaggi mutuati dalla moderna civiltà industriale: forme pure ed essenziali, prevalentemente astratte, ispirate all'estetica della macchina e accompagnate da un cromatismo vivido e brillante . In questa e in altre scelte i futuristi italiani sono in sintonia con le ricerche più avanzate del panorama europeo, e i contatti con gli ambienti internazionali si mantengono vivi anche grazie alla rivista "Noi", il cui animatore principale è Enrico Prampolini . Quest'ultimo è tra gli autori del Manifesto dell'arte meccanica del 1922, che sancisce la nuova poetica e le soluzioni stilistiche ormai prevalenti all'interno del movimento, ribadite ancora alla fine degli anni '20 con la stesura del Manifesto dell'aeropittura futurista, che chiude la fase di maggiore coesione del gruppo Arte pubblica, arte nazionale A dominare la scena artistica italiana negli anni '20 e '30 è la produzione che fa capo al Novecento italiano, il movimento che si avvale del sostegno teorico e organizzativo di Margherita Sarfatti. I futuristi, che hanno sempre rivendicato l'ambizione a rappresentare il fronte più avanzato dell'arte nazionale, devono contendere questo proposito con un tipo di pittura che si richiama esplicitamente ai valori della tradizione artistica italiana e che acquista progressivamente i favori del fascismo.  La questione dell'arte nazionale, infatti, acquista un grande rilievo nei disegni del regime, costantemente impegnato nell'organizzazione del consenso e nel controllo della cultura. Un aspetto della questione è costituito dai grandi cicli decorativi promossi dalle pubbliche istituzioni, che vedono impegnati soprattutto gli artisti del gruppo Novecento ma che coinvolgono anche alcuni futuristi, come Fillia e Gerardo Dottori , autore delle pitture dell'aeroporto di Ostia nel 1926.



Gli artisti Filippo Tommaso Marinetti Paolo Buzzi Antonio Asturi Francesco Cangiullo Adone Asinari Giacomo Balla Umberto Boccioni Oswaldo Bot, pseudonimo di Osvaldo Barbieri Anton Giulio Bragaglia Mario Carli Carlo Carrà Primo Conti Tullio Crali Fortunato Depero Gerardo Dottori Farfa, pseudonimo di Vittorio Osvaldo Tommasini Fillia, pseudonimo di Luigi Enrico Colombo Luciano Folgore Ivanhoe Gambini Corrado Govoni Gian Pietro Lucini Antonio Marasco Virgilio Marchi Sante Monachesi Novo, pseudonimo di Nello Voltolina Ivo Pannaggi Enrico Prampolini Ram, pseudonimo di Ruggero Michaelles Pippo Rizzo Luigi Russolo Tato, pseudonimo di Guglielmo Sansoni Thayaht, pseudonimo di Ernesto Michaelles Antonio Sant'Elia Gino Severini Ardengo Soffici Wladimiro Tulli Bruno Corra Arnaldo Ginna




 
 
 

 


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