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CARLO LEVI - IL VOLTO DEL NOVECENTO
CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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Arnolfo di Cambio - Una rinascita nell'Umbria medievale
TUTTE LE MOSTRE » Mostre in Italia 2005

 
   
FOTO PRESENTI 7
 
Arnolfo di Cambio  Assetato alla fonte
Arnolfo di Cambio - Una rinascita nell'Umbria medievale
ARNOLFO DI CAMBIO ASSETATO ALLA FONTE
Arnolfo di Cambio Donna alal Fonte
Arnolfo di Cambio - Una rinascita nell'Umbria medievale
ARNOLFO DI CAMBIO DONNA ALAL FONTE
Arnolfo di Cambio Vecchia alla fonte
Arnolfo di Cambio - Una rinascita nell'Umbria medievale
ARNOLFO DI CAMBIO VECCHIA ALLA FONTE
Arnolfo di Cambio  morte del cardinale
Arnolfo di Cambio - Una rinascita nell'Umbria medievale
ARNOLFO DI CAMBIO MORTE DEL CARDINALE
Arnolfo di Cambio Madonna con bambino
Arnolfo di Cambio - Una rinascita nell'Umbria medievale
ARNOLFO DI CAMBIO MADONNA CON BAMBINO
Arnolfo di Cambio Maria
Arnolfo di Cambio - Una rinascita nell'Umbria medievale
ARNOLFO DI CAMBIO MARIA
Arnolfo di Cambio  San pietro
Arnolfo di Cambio - Una rinascita nell'Umbria medievale
ARNOLFO DI CAMBIO SAN PIETRO
   
Nella sede perugina della mostra, allestita nella sala Podiani della Galleria Nazionale, un’intera sezione sarà dedicata alla ricostruzione del contesto storico e politico tra XIII e XIV secolo, caratterizzato da grandi trasformazioni culturali, sociali e urbanistiche, legate alla presenza delle residenze papali nelle due città umbre. In tale ambito saranno esposti preziosi paramenti sacri, oreficerie, codici miniati e documenti riferiti al soggiorno e all’attività dei pontefici, che permettono di percepire la complessità e il fervore artistico che anima le “città dei Papi” tra Due e Trecento.Elemento di eccezionale rilievo, sia scientifico che espositivo, sarà costituito poi dalla ricomposizione della fonte del “Grifo e del Leone”, altrimenti detta “degli Assetati”, opera monumentale che Arnolfo eseguì per il Comune di Perugia all’inizio del 1281, originariamente collocata nel lato della piazza grande opposto alla fontana Maggiore. I cinque marmi superstiti, raffiguranti personaggi di intensa espressività, elementi di un messaggio simbolico colto e raffinato del tutto nuovi per la società comunale, saranno inseriti in una dimensione architettonica, suffragata da nuove indagini storico-documentarie, che riproporrà la monumentalità della fonte con l’accostamento delle grandi statue bronzee del Grifo e del Leone. Non mancherà inoltre la possibilità di ripercorrere i momenti di crisi che hanno determinato la distruzione della fonte agli inizi del Trecento.   Una suggestiva ambientazione consentirà di rivivere lo spazio urbano del centro antico di Perugia, tra la perduta fontana di Arnolfo, il primo nucleo del palazzo dei Priori, l’antica cattedrale e la fontana di Nicola Pisano; di quest’ultima saranno esposte alcune parti originali, ma il monumento sarà direttamente visibile dalla sala Podiani.   La sede orvietana dell’evento, nel suggestivo allestimento collocato nella chiesa di Sant’Agostino, è prevalentemente dedicata alle trasformazioni urbanistiche e culturali che culmineranno nel primo ventennio del Trecento nel cantiere del nuovo Duomo. La presenza di Arnolfo, con il monumento De Braye, è in tal senso rappresentativa delle novità legate alla corte pontificia, presente a Orvieto, con continuità dalla seconda metà del Duecento. Le opere esposte, oltre ad alcuni capolavori provenienti forse dallo stesso monumento de Braye, richiamano proprio l’ambiente cosmopolita del primo cantiere del Duomo, il cantiere pontificio, fino all’arrivo in Orvieto del “Maestro sottile” il “secondo maestro del Duomo”.   In entrambe le città si ha l’occasione di arricchire la mostra con la visita ai due importanti monumenti ancora presenti nelle chiese dedicate a San Domenico: a Perugia il cenotafio di Benedetto XI attribuito a seguaci arnolfiani e a Orvieto il monumento funebre al Cardinal De Braye dello stesso Arnolfo di Cambio.   Un’attenzione originale sarà infine dedicata alla ricostruzione dell’”assenza” ovvero dell’entità del patrimonio, in rapporto a quanto si è conservato e perduto. In tale ambito sarà possibile visitare la collezione di frammenti lapidei del Museo della Cattedrale, provenienti da perduti monumenti un tempo esistenti in Cattedrale, nella quale tra il 1216 e il 1305 si svolsero ben cinque conclavi.   L’iniziativa si inserisce in un contesto territoriale denso di testimonianze del Duecento e del Trecento. La mostra sarà pertanto una straordinaria opportunità per scoprire, attraverso un suggestivo itinerario che collega le due città e più precisamente le due chiese domenicane, le testimonianze artistiche ed architettoniche di una cosiddetta Umbria “minore”, testimone eccellente dell’unicità che caratterizza il suo patrimonio storico e il suo ambiente naturale. Lasciando le strade di grande percorrenza, si può rivivere la suggestione di un antico passato costeggiando chiese, abbazie e castelli attraverso luoghi e borghi di particolare fascino, nei territori di Assisi, Spello e Bevagna, Giano dell’Umbria e Massa Martana, Todi, Titignano e Prodo.   La mostra è promossa in collaborazione con il Comune di Perugia, la Regione dell’Umbria, la Provincia di Perugia, la Provincia di Terni, il Comune di Orvieto, l’Opera del Duomo di Orvieto e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.   Il coordinamento organizzativo della mostra è affidato a Civita Il catalogo è edito da Silvana Editoriale.      
 




Arnolfo di Cambio
(1240 ca - 1302/1310) Arnolfo di Cambio, nato a Colle Val d’Elsa in provincia di Siena intorno al 1240, è tra i più rappresentativi scultori dell’età gotica. Formatosi alla scuola di Nicola Pisano, con il quale collabora ad alcune opere, dal 1277 lavora da solo a Roma, al servizio del re di Sicilia, Carlo I d’Angiò. Architetto oltre che scultore (firma tra l’altro il progetto della Basilica di Santa Croce a Firenze), Arnolfo, vivendo a Roma, è in contatto con le opere classiche, i ruderi della classicità, ma soprattutto con i cosmateschi, vale a dire i marmorari laziali, dai quali assimila il senso di colore. Tra il 1276-77 realizza una tra le sue prime opere romane, il “Monumento Annibaldi”. Oggi perduto quasi del tutto, se ne possono ammirare frammenti quali la “Processione dei chierici” che rende ragione della capacità arnolfiana d’autonomia ed indipendenza d’ogni singolo elemento scultoreo all’interno di una struttura. La consapevolezza del valore autonomo di una forma singola è ai massimi livelli in Arnolfo, al punto da restituire ai posteri piccoli capolavori anche solo in frammenti. Si vedano, ad esempio, le figure di “assetati”, concepite per una fontana nella città di Perugia, mai realizzata o forse distrutta subito dopo la realizzazione. Allo stesso modo sono ammirabili le statue del Presepio dell’Oratorio di Santa Maria Maggiore a Roma, la cui cronologia è dubbia: ma evidente è, invece, l’insegnamento del Pisano e l’assoluta ricerca di equilibrio compositivo come di adesione al gotico. Al 1277 risale, probabilmente, la “Statua di Carlo d’Angiò”, attribuita per motivi stilistici e storici ad Arnolfo. La scultura esprime con pienezza l’imponenza e l’alta levatura psicologica del sovrano: nelle forme rettangolari e massicce, nel panneggio semplificato ma netto, nella postura ieratica, tutto come proteso verso l’arcaismo greco. Nel 1282 il maestro è ad Orvieto per realizzare l’importante “Monumento del cardinale de Braye”, opera di gusto classico cosmatesco, smembrata e poi ricomposta, oggi ammirabile solo in parte. Solo tre anni dopo, Arnolfo torna a Roma, ove si dedica a due Cibori nella Basilica di San Paolo fuori le mura ed in Santa Cecilia in Trastevere. Nel Ciborio di San Paolo, cui collabora Pietro di Oderisio, Arnolfo compone uno stile architettonico che coniuga istanze classiche cosmatesche, gotiche e bizantine. Se in questa prima opera il rapporto tra architettura e scultura mostra qualche sbilanciamento, nel Ciborio di Santa Cecilia l’armonia è totale: l’architettura è classica, la decorazione gotica moderata. Nel 1296, Arnolfo viene chiamato a Firenze, per realizzare il Duomo. Per la facciata egli crea alcune statue, forse mai utilizzate, ma visibili in alcuni musei: la “Dormitio Virginis”, la “Madonna con il bambino”, la “Madonna della natività”. Le tre opere sembrano concepite come un fregio unico, pur avendo volumi chiari e definiti, oltre che autonomia espressiva.





 
 
 

 


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