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CARLO LEVI - IL VOLTO DEL NOVECENTO
CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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Carlo e Federico.La luce dei Borromeo nella Milano spagnola
TUTTE LE MOSTRE » Mostre in Italia 2005

 
   
FOTO PRESENTI 7
 
Ferrari gaudenzio e bottega San Girolamo
Carlo e Federico.La luce dei Borromeo nella Milano spagnola
FERRARI GAUDENZIO E BOTTEGA SAN GIROLAMO
Campi Giulio Crocifissione
Carlo e Federico.La luce dei Borromeo nella Milano spagnola
CAMPI GIULIO CROCIFISSIONE
Lomazzo orazione di Cristo
Carlo e Federico.La luce dei Borromeo nella Milano spagnola
LOMAZZO ORAZIONE DI CRISTO
Procaccini Compianto di Cristo morto
Carlo e Federico.La luce dei Borromeo nella Milano spagnola
PROCACCINI COMPIANTO DI CRISTO MORTO
Vermiglio Esequie di San Tommaso Becket
Carlo e Federico.La luce dei Borromeo nella Milano spagnola
VERMIGLIO ESEQUIE DI SAN TOMMASO BECKET
Giovanni da Monte    San nazzaro
Carlo e Federico.La luce dei Borromeo nella Milano spagnola
GIOVANNI DA MONTE SAN NAZZARO
Cerano San Carlo in gloria
Carlo e Federico.La luce dei Borromeo nella Milano spagnola
CERANO SAN CARLO IN GLORIA
   
La mostra Negli anni immediatamente successivi al Concilio di Trento, nella Lombardia spagnola si assiste all’elaborazione di un nuovo tipo di pala d’altare, che scaturisce da un modo diverso di intendere la devozione e le forme artistiche ad essa connesse. Si tratta di un tema importante per la cultura figurativa italiana in generale, ma nodale per la Lombardia (e quindi per la Diocesi di Milano) a partire dalla seconda metà del Cinquecento fino ad almeno gli anni venti del Seicento. L’attività dei due arcivescovi Borromeo e il loro atteggiamento nei confronti delle arti ne è la piena dimostrazione. Infatti, Carlo Borromeo (1564-1584), autore delle "Instructiones fabricae et suppellectilis ecclesiasticae" (1577), è certamente una delle personalità eminenti del dibattito post conciliare sull’arte sacra. Federico (1594-1631), dal canto suo, sembra adottare addirittura una imponente strategia dell’immagine, con la quale tenta in tutti i modi di supportare la beatificazione prima e la canonizzazione poi del suo predecessore alla cattedra di Ambrogio. Federico inoltre, a differenza di Carlo, è da sempre collezionista, amante delle arti, amico di artisti: passioni queste che lo portano a fondare la Biblioteca Ambrosiana, la Pinacoteca (1618), cui dona la sua collezione privata, e infine l’Accademia (1620) e a scrivere opere fondamentali come il "De Pictura sacra" (1624) e il "Museum" (1625). La mostra intende rintracciare elementi di continuità e di discontinuità in un arco di tempo quasi secolare e fra opere talora dissimili, il cui confronto giova ad individuare il clima di un’epoca di grandi contrasti sociali e spirituali evidenti fin dalle arti suntuarie, di cui si intende proporre alcuni esempi sintomatici.



Le opere Il percorso della mostra evidenzia l’evoluzione del dipinto religioso e devozionale, considerato nel contesto artistico e storico milanese, a partire dalle opere precedenti il Concilio di Trento, fino agli esiti più intensi e spettacolari del primo Seicento, quando viene definita la sintassi del Barocco lombardo. Pale d’altare, dipinti di devozione privata, oggetti di arredo liturgico, ori e argenti preziosi tessono la trama di una narrazione vivace, nella quale i temi controriformistici si debbono leggere nel contesto spagnoleggiante, dove aristocrazia e popolo vivono, pur nelle visibili differenze, la vicenda della peste e comunque la fatica di grandi trasformazioni che, fra l’altro, incidono sul gusto e sul modo di vivere. Le pale d’altare degli anni quaranta e cinquanta del Cinquecento (opere di Gaudenzio Ferrari, Moretto da Brescia e Callisto Piazza) si caratterizzano per un patetismo intenso di carattere meditativo e diretto a sollecitare, a volte mediante uno scambio di sguardi e di gesti, un contatto con il riguardante, allo scopo di suscitarne la devozione, secondo i dettami più diffusi nei primi anni della Controriforma. E’ solo il punto di partenza di un percorso complesso che passa attraverso l’età di san Carlo (opere di Antonio Campi, Figino, Peterzano, Camillo Procaccini) fino a culminare con straordinarie opere dei più importanti protagonisti dell’età di Federico( opere di Cerano, Procaccini, Morazzone, Daniele Crespi). Una parentesi nel percorso della mostra è costituita dalla fase del naturalismo lombardo, rappresentata da Vincenzo Campi, Tanzio da Varallo, Vermiglio e Serodine. In parallelo ,straordinarie opere di oreficeria e di arredo liturgico illustrano lo splendore delle arti prodotte dalle botteghe lombarde dell’epoca  delle botteghe lombarde





 
 
 

 


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