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CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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Francalancia Riccardo
TUTTE LE MOSTRE » Mostre in Italia 2005

 
   
FOTO PRESENTI 6
 
Francalancia Riccardo Teiera e cachi,
Francalancia Riccardo
FRANCALANCIA RICCARDO TEIERA E CACHI,
Riccardo Francalancia 1925 olio su tela, cm 58,5 x 52 Collezione privata, Roma
Francalancia Riccardo
Francalancia Riccardo
FRANCALANCIA RICCARDO
Francalancia Riccardo
Francalancia Riccardo
FRANCALANCIA RICCARDO
Francalancia Riccardo Villa Pamphili,
Francalancia Riccardo
FRANCALANCIA RICCARDO VILLA PAMPHILI,
1938 olio su tela, cm 61 x 82 Collezione privata, Roma
Francalancia Riccardo Chiesa di San Francesco in Assisi,
Francalancia Riccardo
FRANCALANCIA RICCARDO CHIESA DI SAN FRANCESCO IN ASSISI,
1925 ca. cm. 75x62 olio su tela Collezione privata
Francalancia Riccardo L’Acrocoro del Pappagallo
Francalancia Riccardo
FRANCALANCIA RICCARDO L’ACROCORO DEL PAPPAGALLO
1926 ca. cm. 62x80 olio su tela Roma, collezione privata
   

Trentasei sono le opere esposte a Brescia: si va dai primi dipinti del 1919 (Rami al sole), e poi lungo un intero ventennio per arrivare ad un’opera del 1939 (La Chiesa Nuova)
biglietti: 15 € per il pass che permette di entrare alle 13 mostre complessive
vernissage: 19 ottobre 2005. ore 10,30
editore: LINEA D'OMBRA LIBRI
ufficio stampa: STUDIO ESSECI
curatori: Fabrizio d'Amico
autori: Riccardo Francalancia
note: mostre e iniziative anche presso la Pinacoteca Tosio Martinengo e il Castello
genere: arte contemporanea, personale
web: www.lineadombra.it 



Riccardo Francalancia
Assisi 1886 - Roma 1965

Nasce ad Assisi il 9 novembre 1886 da Emma Tini, di famiglia gentilizia, e da Gustavo, ricco proprietario terriero. In giovinezza compie studi classici e si laurea in Scienze politiche e coloniali presso l'Università di Roma.
Dopo il 1913 vive a Roma, si impiega presso il Credito italiano e inizia a prendere contatto con l'ambiente artistico e culturale della capitale, frequentando la Casa d'Arte Bragaglia e la "terza saletta" del Caffè Aragno. La passione per la pittura si manifesta intorno al 1919. Sono di questa data i primi timidi paesaggi e molti disegni, spesso legati a una vena fantastica e surreale, vicina a quella dell'amica Edita Zur-Muehlen Broglio, pittrice e animatrice di "Valori Plastici" .
Nel 1921 Mario Broglio gli offre la possibilità di esporre nella mostra Das junge Italien che tra la primavera e l'inverno di quell'anno è ospitata in varie città tedesche. Dalle carte dell' "Archivio di Valori Plastici" risulta che alcuni quadri di Francalancia entrano a far parte della "quadreria" che Broglio mette in piedi a fini commerciali insieme a Mario Girardon, finanziatore della rivista.. Nel 1922 è nuovamente Mario Broglio ad appoggiare l'amico presentando un suo gruppo di opere esposto alla "Fiorentina Primaverile" insieme alle altre del gruppo di "Valori Plastici". In questo periodo Francalancia abbandona l'impiego in banca per dedicarsi interamente alla pittura. Nel corso degli anni Venti espone alla Biennale romana ( 1925) e a varie mostre del "Novecento Italiano". La prima personale è del 1928, alle "Stanze del libro" in Piazza Rondanini. Trentatré le opere esposte, dai paesaggi dell'Umbria e del Lazio, alle nature morte, agli interni. Propiziatore della mostra è il collezionista Angelo Signorelli, autore anche di una presentazione in catalogo. Nel giro di pochi giorni quasi tutti i dipinti vengono venduti, tra gli acquirenti troviamo Alfredo Casella che si aggiudica due paesaggi e l'interno malinconico. Notevole anche l'attenzione della critica. Francalancia ha ormai un posto riconosciuto nel panorama artistico romano, quando nel 1929 espone alla prima mostra Sindacale viene accolto da Roberto Longhi con il nomignolo "la clarissa del Banco di Roma", per ricordare i suoi trascorsi lavorativi e la sua tendenza a una pittura contemplativa, eppure alcuni dei suoi dipinti (ad esempio il Ritratto di Sergiacomi) rivelano strane assonanze anche con il versante più espressionista della "Scuola romana", tanto che alla Seconda sindacale (1930) li troviamo nella stessa sala di quelli di Mafai e Scipione. La partecipazione alla Quadriennale(1931), alla Biennale di Venezia del 1932, la vittoria nello stesso anno del premio per l'Arte Sacra a Padova, segnano un momento di buoni successi. Il suo nome è ormai regolarmente affiancato a quelli di Trombadori e Donghi all'interno delle ricerche del "realismo magico", anche se ormai la fortuna di questo tipo di pittura comincia declinare. Anche un critico fine come Alberto Francini , recensendo la Biennale del '32, preferisce usare la definizione denigratoria di "metafisica addomesticata" .Tra il 1933 e il '34 Francalancia soffre di una malattia nervosa che lo costringe a durissime cure cliniche e a lunghe soste nel lavoro. Nel 1935 lo troviamo con tre dipinti alla II Quadriennale romana. Riprende a dipingere intensamente, lavorando sui temi consueti: i paesaggi umbri e laziali, la natura morta, la veduta romana. Negli anni successivi le mostre più importanti si tengono a Roma alla galleria delle Terme (1942) alla "Palma" (1951) alla "Tartaruga" (1956), alla "Nuova Pesa" (1964). Nel dopoguerra continua ad essere apprezzato soprattutto come paesaggista, ottenendo in questo campo alcuni riconoscimenti (Villa S.Giovanni 1957, Acitrezza 1961) Nel catalogo di una personale alla galleria "Il Camino" pubblica per la prima volta uno scritto sulla propria pittura, scelto tra le centinaia di fogli che da anni riempie di appunti, aforismi, pensieri: "L'opera d'arte non deve far rimanere perplesso e sorpreso lo spirito di chi osserva, come di fronte a qualche cosa di eccezionale e di incomprensibile, ma deve destare un sereno sentimento di commozione tanto profondo e invadente quanto più è espressa la commozione che l'artista prova davanti alla natura./.../". Muore a Roma il 20 maggio 1965.





 
 
 

 


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