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Nuova mostra


CARLO LEVI - IL VOLTO DEL NOVECENTO
CARLO LEVI "Il volto del novecento" 100 opere di Carlo Levi fra pitture e...

19/08/2013
 
 


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La danza delle Avanguardie
TUTTE LE MOSTRE » Mostre in Italia 2005

 
   
FOTO PRESENTI 7
 
Ekster Aleksandra Costume per Salomè
La danza delle Avanguardie
EKSTER ALEKSANDRA COSTUME PER SALOMè
conservato a Mosca al museo centrale statale Bakhrushia di arte teatrale
Kandinskij Vasily bozzetto perla scena il grande Arco di Kiev
La danza delle Avanguardie
KANDINSKIJ VASILY BOZZETTO PERLA SCENA IL GRANDE ARCO DI KIEV
in Quadri di un esposizione Università Koln Theater Sammlung di Colonia
Leger  disegno per il sipario in Skating Ring
La danza delle Avanguardie
LEGER DISEGNO PER IL SIPARIO IN SKATING RING
Conservato a Stoccolma Dansmuseet
Haring Keith     disegno per il Monte Carlo Ballet
La danza delle Avanguardie
HARING KEITH DISEGNO PER IL MONTE CARLO BALLET
Matisse Henry  la Danza Composizione 1
La danza delle Avanguardie
MATISSE HENRY LA DANZA COMPOSIZIONE 1
Museo Puskin Mosca
Mondrian Pit Boogie-Woogie
La danza delle Avanguardie
MONDRIAN PIT BOOGIE-WOOGIE
Cheret Jules La  Danse
La danza delle Avanguardie
CHERET JULES LA DANSE
nizza Musèe des Beaux.Arts
   
L'intero '900 è percorso da una lunghissima serie di contributi a doppio filo tra le le arti visive e plastiche da un lato, il balletto e la danza dall' altro. Pittori, stilisti, architetti sono intervenuti direttamente all'interno della rappresentazione scenica, intrecciando il loro lavoro con quello di coreografi e artisti del movimento. Questa mostra ne ripercorre le tappe. Dagli artisti di teatro "più tradizionali" (Edgar Degas, Henri Toulouse-Lautrec e Sergei Sudeikin), alle collaborazioni di Matisse, Picasso, Goncharova, Balla e Depero con i Ballets Russes di Sergej Diaghilev. Dai lavori negli anni venti di de Chirico e Léger, a quelli di Alexandra Exter, Kasimir Malevich e Aleksandr Rodcenko. Dagli anni quaranta in poi l'ambiente del teatro stimolò i lavori di Isamu Noguchi per Martha Graham, quelli di Miró per Serge Lifar, di Robert Rauschenberg per Merce Cunningham, di Keith Haring per Bill T. Jones, per finire con quelli di Jeff Koons per Karole Armitage, e di Grazia Toderi per Virgilio Sieni. Lettura Severini e la danza



 Approfondimento     Storia della danza  di Roberto Penzo

La danza è definita, da Curt Sachs: la madre delle arti.
La danza , prima ancora di arte, è vita: è questo il senso del suo valore di matrice culturale. Nelle più antiche civiltà essa rappresenta sempre un'esperienza determinante nella vita di gruppo sociale. L'uomo primitivo esprime danzando ogni fondamentale avvenimento comunitario: nascite, morti, matrimoni. La danza primitiva è danza guerriera, danza magica, danza sacra, danza della fertilità: è comunque un'attività che ha sempre carattere rituale,        Nella danza la comunicazione avviene tramite i movimenti significativi del corpo: è dunque un linguaggio il cui strumento è il gesto. Ma la danza non è soltanto comunicazione gestuale: essa consiste innanzitutto in un movimento ritmico, in quanto il corpo umano che danza segue sempre un determinato ordine cinetico, che si svolge in rapporto al tempo e allo spazio.                    Basta dare uno sguardo alla storia della danza per comprendere quanto tale forma d'espressione abbia subìto l'influsso di una morale che per tanti secoli ha imposto il disprezzo e la frustrazione del fisico.
A partire dalla caduta dell'Impero romano si assiste a un estremo impoverimento delle forme di danza: fin dal IV secolo, durante il periodo degli imperatori cristiani, ogni attività di teatro e di danza viene considerata immorale e si nega il battesimo a tutti coloro che vi assistono o vi partecipano. Nel 398, il Concilio di Cartagine, commina la scomunica per coloro che assistono a spettacoli teatrali nei giorni festivi. Sant'Agostino definisce la danza "follia lasciva, roba del diavolo". Nel quadro dell'evoluzione estetica che segna il passaggio dallo spirito medievale alla cultura umanistica del Trecento, la danza d'evasione comincia a rifiorire nelle "canzoni a ballo" duecentesche, che si eseguono nelle corti italiane e francesi; tale rinascita costituisce uno degli aspetti delle nuove tendenze culturali. . La danza, attività legata al corpo e dunque tradizionalmente connessa all'immagine della donna, in quanto nella storia della nostra cultura la donna si è sempre trovata forzatamente esclusa da attività di tipo intellettuale, esce dall'ambito prevalentemente femminile: è indicativo il fatto che nel Duecento anche gli uomini cominciassero a prendere parte all'esecuzione danzata delle "canzoni a ballo" di corte, che in un primo tempo erano loro precluse. Nel XVI secolo la danza inizia a trasformarsi in balletto, ossia in manifestazione autonoma strutturata secondo canoni estetici ben precisi, regolata da schemi coreografici e destinata alla rappresentazione di fronte a un pubblico. Questa forma di spettacolo, che prende l'avvio in Italia, si definisce secondo regole tendenti alla ricerca. di una differenziazione sempre più accentuata nei confronti di tutte le forme di danza istintiva e indiscriminata.
Mentre dunque il patrimonio della danza popolare resterà pressoché immutato attraverso i secoli (nella sostanza naturalmente e non nella forma, che da un lato inevitabilmente subisce gli influssi della civilizzazione, e dall'altro risente almeno in parte della sistematicità imposta alla danza dalle esigenze culturali delle classi dominanti), la danza ufficiale, è ormai considerata degna di avere la sua storia e la sua teoria.
I balletti del Cinquecento e del Seicento hanno una doppia funzione: da una parte sono strumento d'evasione per i principi dell'epoca, passatempi vuoti, frivoli divertimenti cortigiani che trovano la loro espressione in mascherate carnevalesche o insipide allegorie satiriche; dall'altra il loro scopo fondamentale viene a essere la servile adulazione del principe, l'encomio fine a se stesso.
Il balletto inteso in questo senso, ossia come strumento funzionale agli intenti politici del monarca, trova la sua più evidente espressione durante il regno di Luigi XIV. Il Re Sole, detto anche il "re ballerino" (danzò appena quindicenne nel famoso "Ballet de la Nuit" nel ruolo del Sole, da cui derivò appunto il suo primo appellativo), nutriva una vera e propria passione per il genere artistico del balletto, ed è in gran parte a questa sua predilezione che si deve il dilagare della "ballettomania" nelle corti europee del XVII secolo. La danza, negata dal potere ecclesiastico, diventa uno strumento del potere secolare.
Nel 1661 Luigi XIV fonda l'Académie Royale de Danse; è questo il periodo d'oro delle accademie, che vede nascere anche l'Académie Francaise per la lingua e l'Académie Francaise de Peinture per la pittura. Tale fenomeno, nella danza così come negli altri campi, avrebbe finito per separare in modo sempre più accentuato la componente tecnica, invece di costituire solo un mezzo per arrivare a un diverso risultato, sarebbe divenuta fine a se stessa.
La donna rivive nel simbolo della ballerina, colei che desta scandalo e che ha influenti personaggi per amanti, mentre la Chiesa, da parte sua, condanna il teatro e non concede il matrimonio né la sepoltura ad attori e danzatori; oppure, al contrario, si trasfigura nell'essere etereo, incorporeo, irreale incarnato dalla donna-silfide, colei che proietta la propria astratta bellezza verso l'alto, senza alcun calore, in una continua tensione del corpo assolutamente innaturale.
Significativo è il fatto che la funzione del danzatore di sesso maschile venga per lo più identificata con il ruolo di sollevatore della ballerina.
Nell'epoca romantica, in cui la tendenza all'elevazione dal suolo raggiunge il suo àcme con l'introduzione delle "punte" l'idealizzazione dell'immagine femminile si accentua fino alla esasperazione. I "passi a due" di questo periodo tendono a esaltare la tecnica femminile.
Mentre l'Europa si sta avviando verso la radicale trasformazione operata dalla rivoluzione industriale, il balletto romantico traduce l'esigenza creando un nuovo stile di danza aereo e purissimo inserito in atmosfere coreografiche irreali e evanescenti.
La donna diventa uno degli idoli romantici, trasformata in una sorta di creatura-limite che svolazza sui palcoscenici dei teatri d'Europa: un "divino" essere che riduce al minimo il contatto con la terra, con l'humus peccaminoso. La donna vera, viva, reale, la bellezza del suo corpo, il suo imprescindibile nesso con la natura, scompare in questa visione della donna-silfide.
Molto sintomatico è il fatto che l'uso delle punte venga riservato alle sole donne, sebbene non ci sia alcun motivo anatomico perché non possano essere adottate anche dagli uomini.
Il primo eretico della danza classica era stato J. George Noverre (1727-1810), il grande teorico del "ballet d'action".
Negando quella che aveva definito "danza accademica", vale a dire il puro tecnicismo, Noverre cercava la piena fusione della danza con il teatro, aspirazione che avrebbe trovato la sua compiuta realizzazione soltanto nel XX secolo.





 
 
 

 


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